Strategie, benefici e sfide per chi vuole puntare su un nuovo modello di turismo

Lo slow tourism è una risposta alla saturazione di un turismo veloce e orientato alla quantità, che privilegia il “vedere tutto” al vivere davvero i luoghi, e alla necessità di valorizzare i territori con nuovi modelli.Sempre più destinazioni scelgono di investire su mobilità dolce, esperienze locali e permanenze più lunghe per migliorare la qualità dell’offerta, redistribuire i benefici economici e dare ai visitatori un nuovo modo di entrare in connessione con i territori. In questo articolo scopriamo cos’è lo slow tourism, perché sta crescendo e come Etifor può accompagnare i territori in questa transizione.
Cosa significa slow tourism?
Il termine slow tourism – o turismo lento – indica un approccio più consapevole al viaggio che invita a rallentare, vivere i territori in profondità e instaurare relazioni autentiche con persone, luoghi e culture. Lo slow tourism nasce come risposta ai ritmi frenetici del turismo di massa, puntando su qualità e consapevolezza.
Viaggiare lentamente significa:
- privilegiare mezzi sostenibili come treno, bicicletta o cammino;
- restare più a lungo in un luogo, evitando itinerari troppo densi;
- scegliere esperienze locali;
- rispettare ambiente, comunità e tradizioni.
Lo slow tourism è, in fondo, il contrario di un turismo che consuma velocemente luoghi ed esperienze, senza lasciare legami né benefici duraturi: promuove una relazione più sana e durevole tra visitatore e territorio.
Perché lo slow tourism è sempre più importante?
Negli ultimi anni, lo slow tourism è diventato sempre più popolare per almeno tre motivi:
- Crescente consapevolezza ambientale da parte dei viaggiatori;
- Esigenza di rallentare e vivere luoghi e persone con più tempo e attenzione;
- Ricerca di esperienze percepite come autentiche, lontane dai circuiti turistici di massa.
Ma proprio il concetto di “autenticità” merita attenzione. Come sottolinea Dean MacCannell (The Tourist, 1976), molte delle esperienze presentate come autentiche sono in realtà costruite per i turisti stessi. Quando l’autenticità diventa un prodotto da vendere, rischia di perdere il legame con le comunità locali e con la complessità del territorio.
Lo slow tourism, se ben progettato, può evitare questa trappola: non promette l’autentico, ma offre tempo e spazio per costruire relazioni più consapevoli, in cui il turista osserva, ascolta e partecipa con rispetto.
I benefici (e le responsabilità) dello slow tourism per le destinazioni
Sviluppare il prodotto slow tourism come strategia non significa solo diversificare l’offerta, ma ripensare il rapporto tra turismo, territorio e comunità. I benefici, se ben gestiti, possono essere rilevanti:
- Valorizza il patrimonio locale (naturale, storico, sociale), spesso marginalizzato dai circuiti turistici più commerciali;
- Allunga la permanenza media, favorendo una distribuzione più equilibrata della spesa sul territorio e abbassando l’impronta di carbonio di chi ha dovuto viaggiare per raggiungere la destinazione;
- Alleggerisce la pressione turistica su mete sovraffollate e infrastrutture fragili, contrastando fenomeni di overtourism;
- Stimola la destagionalizzazione, promuovendo flussi turistici più regolari nel corso dell’anno;
- Coinvolge attivamente le comunità locali, non solo come “sfondo” dell’esperienza, ma come attori protagonisti.
Tuttavia, questi benefici non sono automatici. Se lo slow tourism si limita a proporre un’estetica della lentezza o a confezionare esperienze “locali” per il consumo, rischia di riprodurre gli stessi squilibri del turismo tradizionale sotto una nuova etichetta.
Valorizzare i territori richiede processi lenti, partecipativi e coerenti, che mettano davvero al centro il benessere delle comunità, l’equilibrio ecologico e la qualità delle relazioni tra chi ospita e chi viaggia. Solo così lo slow tourism può diventare leva di rigenerazione territoriale, e non solo una tendenza del momento.
Esempi di slow tourism: cammini, ciclovie, aree rurali
Gli esempi di slow tourism sono in costante crescita, soprattutto in Italia. Ecco alcuni casi emblematici:
- Cammini come la Via Francigena e la Via degli Dei Cammino di San Benedetto;
- Ciclovie come la Ciclovia Treviso-Ostiglia, per cui Etifor ha curato il piano di gestione partecipato → scopri il progetto;
- Aree rurali che offrono esperienze lontane dalle rotte turistiche classiche;
- Turismo (eno)gastronomico legato ai presidi Slow Food, che valorizza la cucina locale, stagionale e sostenibile.
Sono tutte esperienze che favoriscono un turismo più lento, a misura di territorio.
Differenze tra slow tourism, turismo sostenibile e turismo rigenerativo
Sebbene spesso usati come sinonimi, questi termini hanno significati distinti:
- Turismo sostenibile: punta a ridurre gli impatti negativi del turismo.
- Turismo rigenerativo: mira a generare impatti positivi, ripristinando e migliorando gli ecosistemi, mettendo al centro le comunità e chiedendo un cambiamento di mentalità nel modo di fare turismo.
- Slow tourism: è una forma di turismo vera e propria, con pratiche, target e canali specifici. A differenza del turismo sostenibile e di quello rigenerativo, che sono approcci trasversali e applicabili a ogni tipologia di turismo (balneare, culturale, sportivo ecc.), il turismo lento si fonda su caratteristiche ben definite: tempi distesi, mobilità dolce, permanenze prolungate, esperienze locali. È una tipologia di turismo che, per sua natura, incarna i principi della sostenibilità e della rigenerazione, e può fungere da leva concreta per applicarli sul territorio.
Le destinazioni che vogliono innovare le loro strategie turistiche dovrebbero considerare questi tre concetti come complementari e sinergici.
Slow tourism in Italia: un’opportunità per le destinazioni
L’Italia è una delle mete più promettenti per il turismo lento, grazie alla sua rete di cammini, ciclovie, parchi e paesaggi rurali unici. I territori che sapranno intercettarla saranno quelli capaci di:
- dare nuove opportunità a zone interne e poco valorizzate;
- rafforzare l’identità locale;
- attrarre visitatori più consapevoli
Investire nello slow tourism non è solo una scelta etica, ma anche una strategia efficace per la resilienza delle destinazioni.
Il nostro contributo: ciclovie, cammini e strategie slow
Come ogni forma di turismo, anche per il turismo lento sono necessarie un’adeguata pianificazione e gestione. Questo vale tanto più perché il turismo lento intercetta dei territori marginali che non hanno una storia turistica. Etifor affianca enti pubblici, DMO (destination management organization), parchi e territori nella progettazione di esperienze turistiche lente, sostenibili e rigenerative. Lo facciamo attraverso:
- piani strategici per ciclovie e cammini;
- analisi degli impatti turistici;
- processi partecipativi con le comunità;
- strumenti per valorizzare i servizi ecosistemici legati al turismo.
Scopri tutti i nostri servizi per il turismo lento: con noi, le destinazioni possono costruire un’offerta turistica più in linea con i bisogni delle comunità, con le nuove esigenze dei viaggiatori e con gli obiettivi sociali e ambientali.

