Le foreste dovrebbero essere serbatoi di carbonio. Ma in alcuni casi, diventano fonte di CO₂: un segnale che impone nuove strategie di gestione

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Le foreste dovrebbero assorbire CO₂. Ma in alcuni casi, accade l’opposto

In alcune regioni del mondo, le foreste emettono oggi più anidride carbonica di quanta ne assorbano. Un fenomeno che ribalta la nostra idea delle foreste come alleate nella lotta alla crisi climatica. Il caso più emblematico è quello del Canada, dove milioni di ettari forestali sono passati da serbatoi di carbonio a fonti nette di emissioni.

Il caso Canada: da serbatoio a fonte di emissioni

Il Canada ospita oltre 361 milioni di ettari di foreste. Secondo i dati ufficiali, 225 milioni di ettari gestiti dall’uomo hanno invertito la rotta: da un assorbimento medio annuo di 30,5 milioni di tonnellate di CO₂ si è passati a emissioni medie di oltre 131 milioni. La causa principale è l’aumento di eventi estremi: nel 2023 gli incendi hanno distrutto 15 milioni di ettari di foreste, mentre le epidemie di insetti – come quella del coleottero del pino – hanno colpito 20 milioni di ettari in vent’anni.

Anche l’Europa mostra segnali preoccupanti

Il bilancio del carbonio è diventato negativo anche in Finlandia nel 2021, a causa di prelievi intensivi di legname e maggiori emissioni dal suolo dovute all’aumento delle temperature. In Estonia si registra una situazione analoga a partire dal 2020. In Germania, siccità e insetti hanno causato dal 2017 un declino dello stock di carbonio forestale pari a 41,5 milioni di tonnellate.

Nei paesi tropicali, il quadro è ancora più critico: la deforestazione e il degrado rendono molte aree forestali fonti nette di CO₂. A livello globale, il bilancio delle foreste peggiora e, senza inversioni di tendenza, rischia di compromettere gli obiettivi climatici.

Italia: un quadro da analizzare con attenzione

Secondo i dati più recenti pubblicati da ISPRA nel National Inventory Document 2025, le foreste italiane assorbono il 14% delle emissioni nazionali nette di CO₂. Il dato è in netto aumento rispetto agli anni precedenti, ma deriva anche dalla revisione dei sistemi di calcolo: l’adozione di nuovi strumenti come la Carta Forestale Nazionale e il Sistema Informativo Forestale ha portato a rielaborare le stime a partire dal 2020.

Pur rappresentando un miglioramento sul piano informativo, questi dati devono essere letti con attenzione. Servono verifiche solide, perché su queste basi si costruiscono anche le politiche climatiche. Nel frattempo, la temperatura media è aumentata di 1,48°C rispetto ai valori preindustriali. Le foreste da opportunità rischiano di diventare parte del problema, se non vengono gestite con cura.

Le soluzioni: diversità, resilienza e governance

Attraverso progetti come WOWnature, lavoriamo ogni giorno per rendere le foreste più resilienti e capaci di affrontare la crisi climatica. Le azioni possibili includono:

  • favorire la rigenerazione naturale e assistita;

  • incrementare la biodiversità con enrichment planting;

  • introdurre specie autoctone più resistenti a siccità, incendi, insetti e schianti da vento;

  • diversificare il paesaggio con la presenza combinata di foreste, zone umide e praterie;

  • utilizzare prodotti legnosi durevoli per lo stoccaggio di carbonio fuori dalla foresta.

Tutto questo richiede strumenti tecnici, competenze aggiornate e, soprattutto, una governance efficace. Servono strategie di lungo periodo, modelli di collaborazione tra pubblico e privato e forme associative tra proprietari, per garantire una gestione forestale davvero multifunzionale.

Agire ora per non perdere il patrimonio forestale

Il cambiamento climatico sta trasformando le foreste. Non basta proteggerle: è necessario gestirle in modo attivo, intelligente e adattivo. Il tempo dell’attesa è finito. È il momento di agire per prenderci cura delle foreste che abbiamo, prima che sia troppo tardi.