Direct and indirect drivers of biodiversity loss Fonte: IPBES, 2019

Crediti: tawatchai07, Freepik

Come fa a esserci siccità se ha piovuto così tanto?

Le precipitazioni diffuse e consistenti degli ultimi mesi hanno sicuramente aiutato a far rientrare, almeno in parte, l’emergenza siccità che per più di un anno ha interessato il nord Italia e altri paesi europei. Il fiume Po, ad esempio, è tornato ad avere i volumi tipici di metà estate. Problema risolto, quindi? In realtà non è così semplice. Per quanto le piogge (che in alcuni casi hanno causato alluvioni e inondazioni, risultando quindi paradossalmente dannose) siano state benefiche per colmare i deficit sul breve e medio periodo, non siamo ancora arrivati a una situazione che può essere considerata “normale”.

Che sia risolta o meno, questa emergenza dovrebbe farci riflettere. Infatti, è ormai risaputo che una delle conseguenze del cambiamento climatico consiste nell’aumento della frequenza e dell’intensità dei fenomeni estremi, come la siccità ma non solo. E, sebbene non sia così semplice attribuire un legame di causa-effetto tra un evento estremo e il cambiamento climatico, in questo caso specifico questo legame sembra esserci. In particolare, evidenzia uno studio, questa siccità è stata aggravata dal cambiamento climatico.

Un fatto, questo, che non dovrebbe stupire. Le analisi del rischio collegate al cambiamento climatico in Italia prevedono, infatti, per quanto riguarda la risorsa idrica:

  • temperature medie in aumento;
  • precipitazione annua in diminuzione;
  • periodi siccitosi più frequenti e prolungati;
  • fenomeni di piogge intense più frequenti.

Come abbiamo potuto osservare anche nel biennio 2022-2023, tutto questo può causare:

  • danni economici (ad esempio, al settore agricolo o al settore energetico);
  • danni ecologici (disseccamento delle zone umide, aumentata frequenza e intensità degli incendi, perdita di biodiversità);
  • danni sociali (ad esempio, tramite ripercussioni sulla salute, aumento dei costi di alcuni beni alimentari) e, più in generale, la scarsità della risorsa idrica può portare a un aumento del conflitto per l’uso della risorsa stessa (quelle situazioni in cui diversi attori o settori – come ad esempio agricoltura, servizio idrico integrato e autorità ambientali – si ritrovano in competizione per una determinata risorsa, non necessariamente utilizzando metodi violenti). 

Un futuro tutt’altro che roseo, nei confronti del quale dovremmo già cominciare ad adattarci. Ma cosa possiamo fare in questo senso?

Direct and indirect drivers of biodiversity loss Fonte: IPBES, 2019

Nature-based solutions (NBS): come possono foreste e aree naturali aiutarci a fronteggiare la siccità?

La siccità è un problema complesso e, come tutti i problemi complessi, non esiste un’unica, semplice soluzione. Piuttosto, è necessario agire su più fronti contemporaneamente. Alcune misure (oltre a contrastare il cambiamento climatico, affrontando così il problema alla radice) che possono essere adottate sono:

  • riduzione del consumo d’acqua,
  • riparazione delle perdite nel sistema di distribuzione,
  • raccolta dell’acqua piovana,
  • adozione di metodi di irrigazione efficienti

oltre a queste misure anche la natura – foreste e aree naturali di altro tipo – può rappresentare una soluzione efficace. È proprio per questo motivo che si parla di “Soluzioni basate sulla natura” (in inglese Nature-based solutions, NBS), termine con cui ci si riferisce alla gestione e all’uso sostenibile della natura per affrontare sfide socio-ambientali.

Ma come possono alberi, foreste e aree naturali aiutarci a fronteggiare la siccità? Cerchiamo di spiegarlo con tre esempi.

Come abbiamo visto, l’Italia andrà incontro a un clima caratterizzato da periodi siccitosi più lunghi e frequenti alternati a fenomeni di piogge molto più intensi. Questa estremizzazione del clima, unita al fatto che un terreno secco è meno capace di assorbire velocemente l’acqua, può comportare problemi di allagamenti e alluvioni. Siccità e inondazioni, dunque, possono essere viste, in alcuni casi, come due facce della stessa medaglia. In questo contesto, alberi e foreste possono aiutare perché:

  • Intercettando la pioggia con la chioma, rallentano la velocità con cui essa raggiunge il suolo, lasciando quindi più tempo al suolo per assorbirla
  • Con le radici, gli alberi riducono il compattamento del suolo e lo rendono più poroso, facilitando quindi il movimento dell’acqua e l’infiltrazione
  • Migliorano la struttura del suolo, arricchendolo di materia organica. Un suolo più ricco è generalmente più capace di trattenere l’acqua e presenta maggiore capacità di infiltrazione.

Tuttavia, il rapporto tra alberi, foreste e risorsa idrica è un rapporto complesso. Gli alberi, infatti, specialmente se piantati “al di fuori” del loro ambiente naturale, possono avere un impatto significativo sulla disponibilità di acqua nei periodi siccitosi, aumentando la domanda di acqua. Diventa quindi  essenziale condurre tutte le valutazioni del caso, piantando gli alberi giusti (che generalmente vuol dire appartenenti alle specie autoctone, ossia quelle specie che si sono originate ed evolute in quel territorio, e non specie alloctone, ossia introdotte dall’uomo) al posto giusto.

Un’altra tipologia di area naturale che può aiutare a fronteggiare la siccità e le sue conseguenze (ecologiche ma non solo), così come l’altro evento estremo ossia alluvioni e inondazioni, è l’area umida. L’area umida è un ambiente caratterizzato dalla compresenza di terreno e acqua. Queste aree naturali, infatti, possono raccogliere l’acqua nei periodi di abbondanza e trattenerla sul territorio, limitandone e rallentandone il deflusso e aumentandone la disponibilità nei periodi di scarsità. Questo concetto, se allargato alla scala della città o del paesaggio, dà vita a un vero e proprio approccio di pianificazione a cui ci si riferisce con i termini di città-spugna o paesaggi-spugna.

Infine, esistono anche soluzioni estremamente innovative come le Aree Forestali di Infiltrazione (scopri di più su Bosco Limite un esempio di AFI). Si tratta di superfici boscate che vengono appositamente create e mantenute per favorire l’immissione di acqua superficiale nel sottosuolo per la ricarica delle falde. Sintetizzando e semplificando, durante i periodi di abbondanza, l’acqua (che altrimenti scorrerebbe via dal territorio, andando perduta) viene dirottata su apposite canalette all’interno di questi speciali boschi. Percorrendo queste canalette, essa ha il tempo di infiltrarsi nel sottosuolo fino a raggiungere la falda: viene così “messa in banca” per poter tornare ad essere disponibile nei periodi di scarsità.

Dalla teoria alla pratica: come finanziare le Nature-based solutions?

Ogni contesto è differente e, quindi, non esiste un’unica strategia di finanziamento ottimale per le NBS che possa essere applicata ovunque. Per questo motivo, Etifor dispone di diversi strumenti per questa finalità.

In particolare, Etifor può supportare la progettazione, il finanziamento e la realizzazione di soluzioni basate sulla natura:

Il documentario “Senza Acqua. Troppa Acqua” di Will Media

Cosa sta succedendo? Abbiamo o non abbiamo acqua? Com’è possibile che ci sia la siccità e poi le alluvioni e poi ancora siccità? Cosa c’entra il cambiamento climatico in tutto questo? Ma soprattutto: quali sono le soluzioni più efficaci per ridurre gli impatti di questi eventi estremi? Ce lo racconta Mattia Battagion di Will Media nel documentario “Senza Acqua. Troppa Acqua” realizzato in collaborazione con A2A.

Nel documentario Lucio Brotto, socio fondatore di Etifor e ideatore di wownature.eu, parla di Bosco Limite: un bosco multifunzionale e area forestale di infiltrazione, parte del network di foreste di wownature.eu.