Quattro mesi dopo l’accordo provvisorio tra il Consiglio europeo e il Parlamento, il testo del regolamento è stato finalmente approvato

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Dopo lunghi mesi di discussioni e negoziati, il 19 aprile 2023 il Parlamento europeo ha approvato in via definitiva il Regolamento Europeo Anti-Deforestazione. La nuova legge rende obbligatorio per le imprese europee di verificare – attraverso la dovuta diligenza –  che materie prime e prodotti specifici immessi sul mercato dell’Unione Europea (UE) o esportati da tale mercato siano liberi da deforestazione.  Ciò significa che i processi necessari alla loro produzione non devono aver favorito fenomeni di deforestazione, degrado forestale, o violazione di diritti umani dopo il 31 dicembre 2020.

Tra i prodotti interessati dalla nuova normativa vi sono bovini, soia, olio di palma, cacao, caffè, legno, gomma, carbone, compresi i prodotti che contengono, sono stati alimentati con o sono stati prodotti utilizzando questi prodotti (ad esempio cuoio, cioccolato, mobili), fino a includere la carta stampata e una serie di derivati dell’olio di palma

Il principale obiettivo del regolamento è quello di ridurre il contributo dell’UE alla deforestazione, legato indissolubilmente ai fenomeni del cambiamento climatico e della perdita di biodiversità. Secondo la FAO tra il 1990 e il 2020, nel mondo sono andati persi circa 178 milioni di ettari di soprassuoli forestali, un’area grande tre volte la Francia. La maggioranza della deforestazione si è verificata nelle aree tropicali, le cui foreste sono state convertite principalmente all’agricoltura e al pascolo. Poiché una buona parte dei beni prodotti su terreni deforestati è destinato all’esportazione, anche i paesi importatori sono considerati indirettamente responsabili della perdita di aree forestali. Questo fenomeno viene chiamato deforestazione incorporata. Secondo uno studio del WWF (2020), l’Unione Europea costituisce il secondo più grande “importatore” di deforestazione tropicale al mondo, dopo la Cina.

La deforestazione incorporata in Europa

Tra il 2005 e il 2018, le importazioni europee di prodotti agroforestali hanno causato la perdita di 2.7 milioni di ettari di terreni forestali, per una media di 208.000 ettari all’anno. I principali prodotti che hanno comportato deforestazione sono, in ordine decrescente: soia, palma da olio, legname, carne bovina e suoi derivati (come la pelle), cacao, caffè, gomma, colza e mais. Secondo uno studio di Pendrill del 2022, la deforestazione media causata dalle importazioni di soia e palma da olio ha rappresentato il 58% della deforestazione incorporata totale causata dalle importazioni europee, di cui il 33% è dovuto alla soia e il 25% alla palma da olio.

All’interno dell’UE, cinque Paesi (Germania, Spagna, Italia, Paesi Bassi e Francia) sono responsabili del 70% della deforestazione legata all’importazione e al consumo di prodotti agroforestali.

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La deforestazione incorporata in Italia

Tra il 2005 e il 2018, le importazioni italiane di carne bovina, cacao, caffè, olio di palma, gomma, soia e mais hanno contribuito a convertire circa 370.000 ettari di terreni forestali in aree agricole, un’area più grande della Valle d’Aosta. 

Sempre nello stesso periodo, come registrato anche a livello europeo, le importazioni di olio di palma sono state la causa principale della deforestazione incorporata dell’Italia, con un’area pari quasi all’estensione del comune di Roma (circa 125.000 ettari) convertita da foreste a coltivazioni di palma per la produzione di olio destinato al nostro paese. Oggi, il principale esportatore di olio di palma verso l’Italia è l’Indonesia: qui, infatti, avviene l’87% della deforestazione collegata alle importazioni italiane di olio di palma. 

La soia si colloca al secondo posto come causa di deforestazione incorporata in Italia nel periodo 2005-2018, con oltre 111.000 ettari (quasi il doppio della città di Sassari) convertiti da foreste tropicali ad aree agricole destinate alla produzione di soia. Il Brasile è il paese che maggiormente ha visto ridurre le proprie foreste per fare spazio alla produzione di soia.

Per quanto riguarda il caffè, invece, a causa delle importazioni italiane, nel periodo 2005-2018 è stata deforestata un’area equivalente alla dimensione di Verona: un totale di 21 mila ettari tra diversi paesi, in particolare Honduras e Costa d’Avorio. Questo dato colloca l’Italia al terzo posto tra i principali responsabili europei, dopo Germania e Francia. 

In relazione alle importazioni italiane di cacao e gomma, tra il 2005 e il 2018 è stata deforestata un’area grande quanto Genova. In particolare, 16.000 ettari sono stati “divorati” dal cacao (8% di tutta l’UE), di cui quasi la metà in Costa d’Avorio, mentre 8.000 dalla gomma (9% di tutta l’UE), di cui quasi la metà in Indonesia. 

Nello stesso periodo, sono stati deforestati 2.000 ettari per le importazioni di mais (5% di tutta l’UE), l’84% dei quali in Brasile.

Infine, l’Italia è il principale responsabile a livello europeo per la deforestazione dovuta alle importazioni di carne bovina. Nel periodo 2005-2018, 67.000 ettari di superficie forestale (un’area equivalente alla dimensione del comune di Ravenna), per lo più in Brasile (90%), sono stati convertiti in pascoli destinati all’allevamento di bovini destinati  all’Italia.  

In Brasile, l’espansione delle coltivazioni di soia e dell’espansione dei pascoli avviene a spese del Cerrado, che costituisce la tipologia di savana con il livello più alto di biodiversità al mondo. Il Cerrado occupa un quarto del territorio brasiliano ma, secondo le statistiche ufficiali nazionali (Inpe), tra l’agosto 2021 e il luglio 2022, ha perso 1,07 milioni di ettari, che è una superficie pari all’estensione della regione Basilicata. Considerando anche che il Cerrado contiene la maggior parte delle sorgenti dei bacini idrografici brasiliani, la perdita di questo ecosistema rappresenta una seria minaccia per la sicurezza idrica di tutto il paese

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Il nuovo regolamento europeo e le sue prospettive

Il testo approvato il 19 aprile 2023 è frutto di una lunga mediazione sulla prima bozza della normativa proposta dalla Commissione europea nel novembre 2021. Nel corso del 2022, infatti, diverse modifiche sono state proposte al testo originale. Da una parte il Consiglio dell’UE ha spinto per un approccio meno stringente, al fine di tutelare gli interessi dei singoli Stati Membri. Dall’altra parte, il Parlamento europeo ha promosso una proposta più ambiziosa. Ad esempio, il Parlamento aveva chiesto di ampliare il campo di applicazione del regolamento, proponendo di includere il mais tra i prodotti soggetti e anche ecosistemi diversi dalle foreste, come praterie, torbiere e zone umide. Tuttavia, nei due anni successivi alla pubblicazione, questi emendamenti suggeriti dal Parlamento saranno riesaminati. In particolare, verrà verificata la necessità e la fattibilità di ampliare l’ambito di applicazione ad altri prodotti e ad altri ecosistemi minacciati. Inoltre, verrà valutata la possibilità di estendere gli obblighi di due diligence agli istituti finanziari con sede o operanti in UE, che dovranno garantire la conformità delle attività dei loro clienti al regolamento.  

Infine, in tutto il processo legislativo che ha portato alla pubblicazione del regolamento, una delle principali critiche emerse è la mancanza di specifici requisiti per la protezione delle comunità indigene e di altre comunità locali nei paesi produttori. In particolare, molti degli standard sui diritti umani tutelati dal diritto internazionale e proposti dalla Commissione Ambiente – specialmente quelli riguardanti i diritti di proprietà consuetudinaria e il diritto al consenso libero, preventivo e informato (FPIC) – non sono stati mantenuti nell’ultima versione del testo. 

In conclusione, le aziende che importano le materie prime e i prodotti che rientrano nel campo di applicazione del regolamento saranno fortemente influenzate dalla nuova normativa e dovranno quindi prepararsi al più presto per adeguarsi ai nuovi requisiti. Etifor monitora da anni le tendenze del mercato ed è all’avanguardia nella ricerca scientifica e nella consulenza su questi temi. Con l’applicazione del metodo EMMA, Etifor può supportare le aziende nello sviluppo di catene di approvvigionamento prive di deforestazione.