La mattina del 13 dicembre a Dubai è stato approvato all’unanimità il nuovo Global Stocktake (GST) – letteralmente Bilancio Globale – risultato finale della 28esima edizione della Conference of Parties (COP). Perché questo documento è così importante e che ruolo gioca la natura nell’azione contro la crisi climatica? 

Una volta l’anno i 198 Paesi che hanno ratificato la Convenzione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC), si riuniscono per definire i punti chiave dell’agenda climatica globale. Sin dalla prima edizione, l’obiettivo della COP è stato prevenire le conseguenze delle attività umane sul clima promuovendo un dialogo tra i governi, organizzazioni intergovernative e la società civile. Questo permette di monitorare gli effetti delle misure adottate dalle Parti, ovvero i Paesi coinvolti, e i progressi compiuti. Normalmente ogni COP si conclude con la ratifica di un patto, proprio come quello firmato a Parigi nel 2015: il quadro globale di gestione per limitare l’aumento delle temperature e raggiungere la neutralità carbonica entro il 2050.

Il primo passo per un futuro senza combustibili fossili

Nelle scorse due settimane la parola d’ordine della conferenza è stata “transizione ecologica”, sebbene il contesto non fosse tra i più favorevoli. Quella degli Emirati Arabi Uniti è in effetti una petromonarchia, che basa i suoi profitti sui combustibili fossili, riconosciuti ormai da tempo come una delle maggiori cause della crisi climatica. 

Queste resistenze sono visibili nell’accordo appena firmato: non si parla di “eliminazione” o “uscita”, ma di “transizione verso l’abbandono” dei combustibili fossili. Questo, a livello globale, si traduce nell’impegno ad abbattere completamente le emissioni nel 2050. Per questo il sostegno finanziario, soprattutto ai Paesi in via di sviluppo, sarà essenziale nella fase di transizione verso un’economia giusta ed equa. 

Secondo il direttore generale dell’Agenzia Internazionale dell’Energia, Fatih Birol, l’impegno per le energie rinnovabili, efficienza e metano colmano solo il 30% del divario verso il raggiungimento degli obiettivi climatici nel 2030. Quali altre azioni è fondamentale mettere in campo?

La soluzione alla crisi climatica passa dalla tutela della biodiversità 

Se già è complesso includere la lotta alla crisi climatica nelle agende politiche e mediatiche, è ancora più difficile portare l’attenzione sulla perdita di biodiversità e le sue disastrose conseguenze per l’ambiente. Questo compito spetta ad un’altra COP, la Conferenza delle parti sulla biodiversità delle Nazioni Unite, che vede protagonisti gli stessi Paesi che hanno ratificato la Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici. Nel 2022, proprio in questa sede, è stato approvato il Global Biodiversity Framework di Kunmig-Montreal. Il trattato guarda al 2030 con l’obiettivo di ripristinare il 30% degli ecosistemi degradati, conservare e proteggere il 30%  delle aree terrestri e marittime e ripristinare la biodiversità quasi totalmente entro il 2050.

La biodiversità gioca un ruolo chiave per le azioni di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici, quindi per la nostra sopravvivenza.  A portare il dibattito a Dubai ci ha pensato il Nature Positive Pavilion, che ha riunito diverse organizzazioni impegnate nella costruzione di un futuro nature-positive sotto tre richieste cruciali: 

  • Porre fine alla deforestazione e arrestare il degrado degli ecosistemi terrestri, d’acqua dolce e oceanici
  • Garantire la custodia e la protezione dei territori delle comunità indigene e locali
  • Mobilitare urgentemente risorse e meccanismi finanziari per colmare il divario di finanziamento della natura.

Clima, natura, persone

Questi temi sono stati affrontati in modo trasversale in diversi panel, in una giornata interamente dedicata e infine inseriti nell’accordo finale da poco approvato. La Presidenza degli Emirati Arabi Uniti della COP28, la Presidenza della Repubblica Popolare Cinese della COP15 e altri 16 Paesi hanno inoltre approvato la Dichiarazione congiunta della COP28 sul clima, la natura e le persone. Questa rappresenta un invito ad accelerare l’azione concreta per il clima e la natura e sancisce l’impegno delle nazioni firmatarie a rafforzare la collaborazione attraverso obiettivi condivisi.  La crisi climatica, la perdita di biodiversità e il degrado del suolo sono fenomeni che vanno affrontati insieme, in modo coerente e scientifico. 

La centralità della natura è visibile anche nell’accordo appena approvato dove si evidenzia l’importanza di garantire l’integrità di tutti gli ecosistemi e la protezione della biodiversità, così come l’urgenza di considerare la crisi climatica e la perdita della biodiversità come due fenomeni interdipendenti. 

Per questo è fondamentale promuovere sinergie nella pianificazione e attuazione dei piani e delle strategie nazionali per il clima, la biodiversità e il ripristino del territorio e l’importanza di recuperare i finanziamenti e gli investimenti per il clima e la natura da tutte le fonti disponibili, compresi i bilanci nazionali.

Cosa possono fare le aziende per la natura?

Tra le richieste avanzate dal Nature Positive Pavilion e non solo, compare l’urgenza di mobilitare risorse per finanziare il ripristino e la conservazione della natura. Una responsabilità che spetta ai governi dei singoli Stati, ma anche un’opportunità per le aziende e i privati che possono contribuire al ripristino della biodiversità e alla lotta alla crisi climatica. Questo è anche uno dei punti chiave del Global Biodiversity Framework che si è concretizzato durante l’European Business and Biodiversity Summit. Il convegno, realizzato nell’ottobre 2023 dalla Commissione Europea a Milano, ha visto Etifor tra i co-organizzatori insieme a Regione Lombardia e al Forum per la Finanza Sostenibile. In questa cornice è nato l’Italian Business@Biodiversity Working Group. L’obiettivo del gruppo è dare la possibilità alle aziende italiane di contribuire concretamente ad un futuro nature-positive, facendo luce sull’importanza economica della biodiversità, promuovendo partnership pubblico-private e allineando le strategie aziendali alle migliori pratiche internazionali.

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Photo credits: Florian Kriechbaumer via Wikimedia Commons