Il nuovo report di Uforest per aiutare politici e amministrazioni pubbliche nello sviluppo di un piano d’azione locale per la forestazione urbana
Negli ultimi anni, l’interesse per le foreste urbane è cresciuto moltissimo, specialmente in quanto efficace soluzione basata sulla natura (Nature-based Solution – NbS) per le sfide poste dall’urbanizzazione e dal cambiamento climatico. Infatti, se i singoli alberi ci forniscono molti benefici per l’ambiente e la salute, le foreste urbane possono aiutarci a massimizzare tali benefici, creando forti connessioni ecologiche.
Le foreste urbane sono definite come ecosistemi urbani arborei costituiti da tutti i boschi, i gruppi di alberi e i singoli alberi situati nelle aree urbane e periurbane. Questi ecosistemi forniscono enormi benefici ambientali, sociali ed economici alle città e ai loro abitanti. In primo luogo, contribuiscono notevolmente alla resilienza delle città, ad esempio regolando il deflusso delle acque, mitigando l’effetto isola di calore urbana e migliorando la conservazione della biodiversità. In secondo luogo, le foreste urbane contribuiscono a promuovere la salute e il benessere dei cittadini, fornendo una buona qualità dell’aria, uno spazio per attività fisiche e sociali e molto altro. In terzo luogo, le foreste urbane rappresentano anche una soluzione efficace dal punto di vista dei costi: ad esempio, la città di Lisbona ha valutato che per ogni euro investito in progetti di forestazione urbana, c’è un ritorno di 4,5 euro. Infine, la forestazione urbana può contribuire al raggiungimento di diversi Sustainable Development Goals (Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, SDG), come l’SDG 15 (vita sulla terra) e l’SDG 1 (città e comunità sostenibili) oltre agli obiettivi legati alla salute e al benessere, all’acqua pulita e ai servizi igienici e alla fame zero (Uforest, Blueprint for Innovation in Urban Forestry).
Pubblicato dal progetto Uforest, di cui Etifor è partner, lo studio “Unlocking the Potential of Urban Forests” (“Liberare il potenziale delle foreste urbane”) fornisce delle linee guida per lo sviluppo di un piano d’azione efficace per le forestazione urbana. Sebbene i piani di forestazione urbana necessitino sempre di un certo adattamento alle circostanze locali, il rapporto propone 7 fasi che possono essere generalmente applicate per l’implementazione di foreste urbane. Ciascuna fase prende in considerazione la natura multidisciplinare della forestazione urbana, sottolineando l’importanza di creare forti collaborazioni tra diversi settori per massimizzare i benefici. Allo stesso tempo, poiché le foreste urbane devono essere al servizio della comunità, è fondamentale valutare le esigenze e gli interessi dei cittadini locali e coinvolgerli nel progetto. Infatti, il coinvolgimento delle parti interessate e delle comunità creerà un senso di visione condivisa e garantirà il successo dell’attuazione, dell’apprezzamento e, soprattutto, dell’utilizzo della foresta urbana.
Queste linee guida si rivolgono principalmente a un pubblico non specializzato, che desidera ottenere una rapida panoramica dell’enorme potenziale della forestazione urbana per risolvere le sfide ambientali, sociali ed economiche delle città. In questo senso, lo studio si rivolge principalmente ai responsabili politici e decisionali che operano a livello nazionale, locale ed europeo.
Lo studio completo è solo in inglese, ma ci sono 3 versioni brevi tradotte nelle lingue dei partner del progetto, ovvero italiano, rumeno e spagnolo.
TITOLO DELLA PUBBLICAZIONE
Unlocking the Potential of Urban Forests: Developing a Local Urban Forestry Action Plan
AUTORI
Juliet Achieng Owuor, Ian Whitehead and Rik De Vreese (European Forest Institute)
CO-AUTORI
Jorge Olivar (AGRESTA), Corina Basnou and Florencia Florido (CREAF), Erica Alghisi (ERSAF), Juliet Achieng Owuor, Ian Whitehead and Rik De Vreese (European Forest Institute), Colm O’Driscoll, Ilaria Doimo, Giulia Cecchinato, Arianna Ruberto and Annalice Nicolussi (ETIFOR), Petronela Candrea and Sergiu Florea (Forest Design), Cecil Konijnendijk (Nature Based Solutions Institute), Sofia Paoli and Maria Chiara Pastore (POLIMI), Mary-Lee Rhodes, Siobhán McQuaid and Esmee Kooijman (Trinity College Dublin), Joan Pino (UAB), Iaon Vasile Abrudan, Mihai Nita and Cristina Draghici (University of Brasov)