Non si arresta l’epidemia di bostrico nelle foreste colpite da Vaia: a rischio tanti alberi quanti quelli abbattuti dalla tempesta.
In soli due giorni, tra il 28 e il 29 ottobre 2018, sono stati danneggiati 42.800 ettari di bosco in 494 comuni tra Lombardia, Veneto, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia per un totale di due miliardi di danni tra infrastrutture, edifici e patrimonio ambientale.
Cinque anni fa la tempesta Vaia, con venti a velocità maggiore di 200 km orari, ha distrutto in poche ore il potenziale di lavorazione di 7 anni di tutte le segherie italiane messe insieme e un patrimonio forestale di inestimabile valore per le comunità che, quelle zone, le vivono e le curano ogni giorno.
Emergenza bostrico: un’altra tempesta
Ad oggi la situazione è ancora tragica: sono almeno 25.000 ettari di foresta e circa 5 milioni di metri cubi di legname danneggiato nelle aree già devastate dalla tempesta Vaia. La causa è il bostrico, un coleottero naturalmente presente nelle foreste che predilige l’abete rosso, ma che può attaccare anche altre specie. L’insetto scava delle gallerie sotto la corteccia portando in poco tempo alla morte dell’albero, che si secca dopo aver perso gli aghi e la corteccia. Solitamente sceglie alberi deboli e fragili, schiantati o spezzati, e l’abbondanza di legno causata dalla tempesta ha rappresentato un terreno fertilissimo per la sua riproduzione. Una volta che gli alberi morti e danneggiati iniziano a deperire troppo, la popolazione dell’insetto attacca gli alberi sani, creando enormi danni ai popolamenti forestali che si erano salvati. Così, da una situazione di equilibrio, si passa ad un’epidemia di bostrico.
Dal 2019 è stata predisposta una capillare rete di monitoraggio dell’insetto nelle aree colpite dalla tempesta grazie ad apposite trappole disseminate nel territorio. Per indicare una fase epidemica dell’infestazione è sufficiente contare il numero di insetti per trappola. 8.000 insetti per trappola rappresentano un valore soglia, ma in moltissimi distretti forestali questo valore è ampiamente superato. Nella provincia di Trento, ad esempio, le catture medie sono state superiori a 8.000 individui in tutti i distretti forestali con medie tra 20.000 e 30.000 insetti a trappola per il 2022. In alcuni distretti specifici i danni da bostrico hanno già raddoppiato quelli di Vaia: per ogni albero abbattuto dalla tempesta, 2 alberi sani sono stati attaccati dal bostrico. Per far rientrare questa situazione di emergenza si stima che ci vorranno ancora 5 anni.
Le conseguenze per le foreste
Tanti sono gli impatti, più difficili da quantificare, che Vaia e il bostrico hanno sulla capacità delle foreste di trattenere i sedimenti, regimare le acque, proteggere dalle valanghe, garantire acqua pulita ed aria buona; ma anche il valore paesaggistico, e di fruizione turistico ricreativa, fondamentali per le per molte economie montane che grazie al sistema turistico rappresentano un pilastro dell’economia locale.
L’epidemia porta con sé diverse criticità: espansione dei focolai nei prossimi anni, soprattutto in considerazione della fragilità dei soprassuoli superstiti; ampliamento delle superfici denudate su interi versanti ripidi con conseguente accentuazione dei fenomeni di dissesto idrogeologico e di instabilità del terreno; ripercussioni sulla sicurezza dei sentieri e sull’aspetto paesaggistico, quindi sulla fruibilità del territorio; progressivo depauperamento della risorsa legno ed effetti di scompenso sulla pianificazione forestale futura, aumento del rischio di sviluppo dell’infestazione a causa di situazioni meteorologiche che favoriscono l’insetto, come siccità prolungata e temperature medie più alte.
Quali soluzioni possibili?
Contro il bostrico la forma di lotta più efficace è la rimozione del materiale schiantato e di quello infestato in tempo utile. In questo modo si bloccano le larve in fase di sviluppo, anche se purtroppo questa strada non è sempre percorribile. Nella realtà, vengono applicati vari approcci definiti in base al contesto. Si può prevedere l’esbosco degli alberi morti, quindi la loro rimozione, o il loro mantenimento per favorire lo sviluppo degli insetti e animali antagonisti del bostrico e proteggere gli alberi ancora vivi. In contesti dove la presenza dell’uomo è forte è necessario un intervento umano funzionale a mitigare il problema e favorire il ripristino delle funzioni del bosco.
Diversi sono gli interventi di prevenzione e di ripristino utili nel medio periodo (diradamenti nei boschi più densi con l’eliminazione degli alberi più deboli; impianti puntuali sotto gli alberi bostricati di altre specie adatte al contesto locale ma non appetibili per l’insetto). Nel lungo periodo, invece, occorre favorire la struttura pluristratificata del bosco: una struttura forestale idonea a rispondere sia alle epidemie sia alla crisi climatica prevede alberi di diverse età, specie e funzioni.
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