Il progressivo adeguamento alle Direttiva Quadro Acque (2000/60/CE) sta imponendo parametri sempre più stringenti per gli enti concessionari di derivazioni idriche, che presto o tardi dovranno adeguarsi e garantire il rilascio del deflusso ecologico (DE) al fine di raggiungere il buono stato  dei corsi d’acqua superficiali. Sebbene il DE si riferisca anche ai concetti di qualità e durata di una certa portata, l’aspetto quantitativo (che in estrema sintesi è descritto dalla disequazione DE ≥ DMV) appare dominante anche alla luce delle tendenze globali che stanno mettendo sempre più a rischio la disponibilità stessa della risorsa idrica.

Parliamo di:

  • aumento degli eventi siccitosi e dell’entità degli stessi, come conseguenza della crisi climatica che il pianeta sta attraversando;
  • crescente aumento del nostro consumo di acqua (domestico, agricolo e industriale): si stima che nel 2050 la domanda potrà incrementare fino al 33% [1].

Questi elementi contribuiscono alla perdita di habitat umidi e specie animali e vegetali e allo squilibrio nella fornitura di servizi ecosistemici ad opera dei corpi idrici.

La perdita di biodiversità è una conseguenza delle pressioni esercitate sugli ecosistemi acquatici. A fronte di un’estensione di meno dell’1% della superficie mondiale, gli ecosistemi di acqua dolce sono veri e propri hotspot di biodiversità in grado di ospitare circa il 10% di tutte le specie conosciute al mondo [2]; ciononostante, si stima che nel corso del ventesimo secolo le zone umide mondiali si siano ridotte di circa il 70% [3]. Secondo la European Red List of Habitats dell’IUCN [4] le minacce più importanti e devastanti di questi tipi di habitat sono legate ad attività umane, tra cui il prelievo idrico.

Lo squilibrio invece consiste nel fatto che qualsiasi derivazione impone delle mancate opportunità ad altri potenziali utilizzatori. Può essere il caso, ad esempio, delle derivazioni a scopo idroelettrico: progetti spesso contestati per le forti alterazioni al regime idrologico dei corsi d’acqua, che in condizioni naturali potrebbero invece fornire vari altri servizi (spesso di tipo ricreativo).

La scelta di far rispettare il deflusso ecologico a valle delle derivazioni, che dal punto di vista quantitativo si traduce in un aumento – quasi ovunque – dell’attuale deflusso minimo vitale, sembra quindi corretta: un valore di portata calcolato su base esclusivamente idrologica non può garantire un corretto equilibrio nella fornitura di servizi, tanto meno – se troppo basso – la conservazione degli ecosistemi acquatici in grado fornire tali servizi.

Tra i soggetti che dovranno far fronte a questo problema troviamo sicuramente i consorzi di bonifica: le loro grandi derivazioni sono funzionali a scopi di interesse pubblico quali la permanenza delle aree di pianura irrigua a vocazione agricola. Uno studio condotto da Etifor per il Consorzio di Bonifica Piave mostra come, parallelamente al servizio di irrigazione, altri servizi ecosistemici legati all’esistenza stessa delle derivazioni consortili sono da considerare di “interesse pubblico”: valutati e pesati da un punto di vista economico, anche servizi come la ricarica della falda, la purificazione dell’acqua, la fornitura di habitat, la fissazione del carbonio, il servizio estetico-paesaggistico e quello turistico-ricreativo possono essere confrontati con quelli di irrigazione o di fornitura idroelettrica, apparentemente più importanti perché inseriti nel mercato tradizionale.

Se immaginassimo di valutare anche l’altra faccia della medaglia, ovvero i benefici per la comunità dovuti alla riduzione/azzeramento delle grandi derivazioni (con conseguente miglioramento dell’ecosistema fiume), allora i risultati potrebbero essere confrontati per capire quale utilizzo dell’acqua superficiale possa portare equilibrio nella fornitura di servizi ecosistemici. La valutazione dei servizi ecosistemici può dunque giovare alla definizione del deflusso ecologico, affiancando alla modellazione dell’habitat fluviale anche un pieno riconoscimento dei servizi forniti a tutti gli attori territoriali coinvolti.

Deflusso ecologico e servizi ecosistemici: come assicurare un EQUILIBRIO?

Referenze:

[1] P. Burek et al., “Water Futures and Solution. Fast Track Initiative,” Water Futur. Solut., no. May, pp. 1–113, 2016, [Online]. Available: http://pure.iiasa.ac.at/id/eprint/13008/1/WP-16-006.pdf.

[2] D. L. Strayer and D. Dudgeon, “Freshwater biodiversity conservation: Recent progress and future challenges,” J. North Am. Benthol. Soc., vol. 29, no. 1, pp. 344–358, 2010, doi: 10.1899/08-171.1.

[3] N. C. Davidson, “How much wetland has the world lost? Long-term and recent trends in global wetland area,” Mar. Freshw. Res., vol. 65, no. 10, pp. 934–941, 2014, doi: 10.1071/MF14173.

[4] N. A. Cox and H. J. Temple, European Red List of Habitats. Part 2. Terrestrial and freshwater habitats. 2009.