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Il 2024 sta volgendo al termine e dopo aver riflettuto e metabolizzato tutto quello che è successo in questi intensi mesi, abbiamo deciso di condividere quelli che per noi saranno i 5 trend del 2025 per il settore dei servizi ambientali.

1| Oltre il Net-Zero: verso un’economia Nature Positive

CO2 ovunque, ma dove lasciamo biodiversità, acqua e suolo? Secondo noi nel 2025 si andrà oltre il concetto di economia decarbonizzata, per abbracciare un modello Nature Positive.

Fino ad oggi l’attenzione si è sempre concentrata principalmente sul carbonio. In parte per urgenza, in parte per l’impatto politico degli Accordi di Parigi del 2015 e in parte per la maggiore facilità di misurarazione degli impatti stessi. Tuttavia, gli effetti del cambiamento climatico e la vulnerabilità dei nostri territori agli eventi estremi, come ad esempio le ripercussioni della tempesta Vaia o le alluvioni dell’Emilia Romagna, stanno facendo emergere la necessità di considerare gli impatti ambientali nella loro interezza e complessità, andando a considerare altri fattori chiave oltre al clima, come la biodiversità, l’acqua e il suolo.

Se con l’obiettivo Net Zero vengono considerati esclusivamente gli impatti sul clima con lo scopo di compensare le emissioni di gas a effetto serra, con l’obiettivo Nature Positive le aziende possono integrare gli impatti sul sistema natura nella sua totalità.

Aspetto sempre più importante, anche per l’entrata in vigore della Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD) che porterà un ulteriore stimolo nel panorama della responsabilita d’impresa portando le aziende a considerare l’impegno ambientale a 360°.

2| Il ruolo della biodiversità: l’influenza della Nature Restoration Law

Nel 2024 abbiamo finalmente assistito all’entrata in vigore della Nature Restoration Law (NRL), ovvero il regolamento europeo che obbliga i paesi membri ad uno sforzo comune per il ripristino di almeno il 20% delle aree terrestri e marine europee entro il 2030 e tutti gli ecosistemi degradati entro il 2050

Il 2025 sarà un anno cruciale per tradurre questa legge in azioni concrete, tutti i paesi dell’Unione, tra cui l’Italia, dovranno infatti presentare entro il 2026 un Piano nazionale di ripristino, che conterrà le azioni da intraprendere sino a giugno 2032. L’entrata in vigore della NLR pone le basi per un 2025 in cui la biodiversità inizia ad avere un peso strategico per aziende e pubblica amministrazione.

3| Mercato dei crediti di carbonio: supervisione dei nuovi criteri  

Il 2024 ha visto uno sforzo su tutti i livelli, nazionale, europeo ed internazionale, per definire regole più precise e/o nuovi strumenti per la cattura o assorbimento di carbonio.

A livello europeo è stata presentata una proposta di Regolamento per l’istituzione del Carbon Removals Certification Framework (CRCF), il primo quadro volontario dell’Unione per la certificazione degli assorbimenti (o rimozioni) di carbonio. Mentre l’Italia, dopo aver istituito nel 2023 il Registro nazionale dei crediti di carbonio, sta sviluppando un “Codice Forestale Nazionale del Carbonio”, finalizzato a regolamentare il mercato volontario del carbonio in Italia.

A livello internazionale invece, durante la COP29 di Baku sui cambiamenti climatici, sono state definite le linee guida per l’Articolo 6 del Trattato di Parigi, che regola lo scambio internazionale dei crediti di carbonio, inserendo nuove regole (non vincolanti) per il mercato globale e un sistema di gestione della qualità delle attività finanziate.

Secondo noi il 2025 vedrà una tendenza al consolidamento e alla supervisione dei criteri e delle metodologie sviluppate nell’ambito dei quadri normativi in evoluzione appena citati. Le aziende che mirano a decarbonizzare le proprie attività e a raggiungere gli obiettivi Net-Zero avranno degli strumenti in più per orientare le proprie scelte.

4| Non solo crediti di carbonio: finanziare la natura con i crediti di biodiversità

Se dovessimo trovare una parola chiave per il 2024, sarebbe sicuramente finanza climatica. Su tutti i livelli, da quello nazionale a quello internazionale, i negoziati sulle azioni relative alla transizione ecologica si sono arenati sul tema dei soldi. Inizia ad essere prioritario trovare dei nuovi strumenti finanziari per la natura e il clima.

Nonostante non abbiano ancora ricevuto un’approvazione ufficiale a livello nazionale ed europeo, secondo noi il 2025 vedrà un crescente interesse per i crediti di biodiversità come strumento per colmare il gap finanziario sugli interventi ambientali e emergeranno quadri per la regolamentazione degli stessi.

I Crediti di Biodiversità rappresentano uno strumento chiave per finanziare progetti di ripristino e protezione degli ecosistemi, come la reintroduzione di specie in pericolo o il ripristino degli habitat. Tuttavia, la loro applicazione richiede condizioni chiare: governance trasparente, coinvolgimento delle comunità locali, e sistemi rigorosi di misurazione, rendicontazione e verifica (MRV). Variabili non facili da gestire, misurare e rendicontare.

Come avevamo detto durante la COP16 di Cali sulla biodiversità, a differenza dei crediti di carbonio che possono lavorare su una logica internazionale, la biodiversità richiede interventi localizzati: un ettaro impattato in un bioma deve essere ripristinato nello stesso bioma (like-for-like). Questo limita le filiere globali e favorisce un impatto più diretto e concreto a livello locale.

5| Una nuova normalità: attività di adattamento

A novembre 2024 Copernicus, il programma europeo di osservazione della terra che fornisce i dati sul clima, ha affermato che “ormai possiamo definire con certezza che il 2024 sarà l’anno più caldo mai registrato, ma anche l’anno solare in cui superiamo per il primo anno il limite di +1.5°C fissato dall’Accordo di Parigi.”

Sebbene non sia ancora una tendenza stabile, criterio necessario per parlare di cambiamento climatico, questo dato ci proietta in un territorio inesplorato, dove gli impatti del cambiamento climatico diventano sempre più estremi e frequenti, specialmente nel bacino del Mediterraneo, considerato un hotspot climatico.

Nel 2025, l’adattamento ai cambiamenti climatici diventerà una nuova norma. Soluzioni basate sulla natura, come alberi e infrastrutture verdi, giocheranno un ruolo centrale nel raffreddare le città, proteggere il suolo, ridurre i rischi di inondazioni e migliorare la qualità della vita.

Governi, amministrazioni pubbliche e aziende saranno chiamati ad agire, investendo in strategie che combinano mitigazione e adattamento per proteggere se stesse, ma anche comunità e territori dalle vulnerabilità crescenti.

Conclusione

Secondo noi il 2025 sarà un anno in cui le strategie di sostenibilità aziendali e di enti pubblici saranno influenzate sempre di più dalla regolamentazione europea e nazionale, che favorirà l’adozione di regole e criteri simili per tutti. Il tema ambientale si amplierà, ponendo sempre più attenzione alla complessità dell’ecosistema in cui ci troviamo e affiancando al tema del clima, anche quello della natura e della biodiversità.