Dopo lunghe discussioni, il documento approvato dal Parlamento europeo mostra progressi su temi sociali e ambientali

Chapada dos Veadeiros (Goiás, Brazil) 2020, by Helena Leonel Ferreira

Nell’ultimo decennio, milioni di ettari di foreste e altri ecosistemi naturali come praterie, savane e zone umide sono stati convertiti ad altri usi o degradati, soprattutto a causa dell’espansione dei terreni agricoli nei paesi tropicali e subtropicali. Nel periodo tra il 2015 e il 2017, l’Europa è stata responsabile del 16% della deforestazione tropicale attraverso l’importazione di materie prime come soia, olio di palma, carne bovina, cacao, caffè e legno. Per far fronte alle sue responsabilità, la Commissione europea ha presentato una valutazione d’impatto e indetto una consultazione pubblica tra settembre e dicembre 2020, per raccogliere le opinioni delle parti interessate su potenziali misure aggiuntive volte a ridurre il contributo dell’UE a tali fenomeni. La consultazione ha raccolto più di 1,2 milioni di adesioni, dimostrando l’ampio sostegno dei cittadini dell’Unione alla creazione di un quadro normativo efficace per il consumo di prodotti “liberi da deforestazione”.

La proposta di regolamento

A fronte dei dati contenuti nella valutazione d’impatto, e della risoluzione del Parlamento europeo, la Commissione ha pubblicato nel novembre 2021 una proposta di regolamento per contenere la deforestazione e il degrado forestale provocati dal consumo e dalla produzione UE attraverso una drastica riduzione delle importazioni di materie prime e prodotti derivati a rischio deforestazione. Ciò a sua volta permetterebbe di ridurre almeno 31,9 milioni di tonnellate di CO2 incorporate nei consumi della UE. La proposta è stata accolta positivamente dalla società civile, ma presenta molti punti che dovrebbero essere migliorati, come riassunto in un documento di sintesi firmato da diverse organizzazioni internazionali.

La discussione sulla proposta 

Il testo della proposta è stato poi discusso in seno al Consiglio dell’UE e sotto la presidenza francese che, nel giugno 2022, ha presentato una versione, il testo di compromesso, contenente le proposte redazionali e preoccupazioni avanzate da alcune delegazioni degli Stati Membri. Le delegazioni hanno sottolineato la necessità di individuare un compromesso che trovi il giusto equilibrio tra l’ambizione e il realismo delle disposizioni previste. Le modifiche presentate sono considerate molto meno protettive di quelle contenute nel testo della Commissione. Nel luglio 2022, la Commissione per l’Ambiente, la Sanità pubblica e la Sicurezza alimentare (ENVI) ha pubblicato un rapporto sulla proposta, con diversi emendamenti che affrontano la maggior parte dei punti criticati nel testo della Commissione EU. Il testo del Parlamento europeo, approvato il 13 settembre 2022 con 453 voti a favore, 57 contrarti e 123 astensioni, ha adottato gli emendamenti introdotti dalla sua commissione Ambiente (ENVI) affrontando diverse questioni chiave evidenziate dalla società civile. 

I nuovi emendamenti

  • La cut-off date

Ad esempio, per quanto riguarda la cosiddetta cut-off date (data limite), la proposta di regolamento della Commissione definiva “liberi da deforestazione” i prodotti o le materie prime prodotti su terreni che non sono stati oggetto di deforestazione o degrado forestale dopo il 31 dicembre 2020.  Tale definizione è ritenuta problematica perché concederebbe una sorta di amnistia ai responsabili delle attività di deforestazione fino al 2020 compreso. A proposito di questo, secondo il Global Forest Watch, nel 2020 la perdita di foreste primarie in tutto il mondo è stata del 12% superiore a quella del 2019. Solo nel 2020 sono andati persi 12,2 milioni di ettari di copertura forestale nei tropici. In particolare, il Brasile è il paese in cui sono andate perdute più foreste, soprattutto a causa dell’espansione dei terreni agricoli e pascoli. Infine, una data limite così recente potrebbe compromettere gli accordi settoriali esistenti, come la moratoria sulla soia in Brasile che proibisce l’acquisto di soia coltivata in aree deforestate dopo il 2008. Rispetto alla cut-off date, il “testo di compromesso” ed il rapporto ENVI adottato dal Parlamento sembrano adottare una linea assai diversa. Il primo propone di modificare tale data al 31 dicembre 2021, mentre il rapporto ENVI propone di fissarla al 31 dicembre 2019. Quest’ultimo, oltre alla definizione “deforestazione zero”, chiarisce che i prodotti non devono aver indotto o contribuito alla conversione delle foreste (per esempio in piantagioni di alberi per la produzione di cellulosa) dopo questa data.

  • L’ambito di applicazione

Circa l’ambito di applicazione della proposta di regolamento, il rapporto ENVI apporta un ulteriore contributo ampliando il numero di materie prime e prodotti coinvolti. Oltre a quelli precedentemente definiti (bovini, cacao, caffè, palma da olio, soia e legno), propone di includere i suini, gli ovini e i caprini, il pollame, i derivati dell’olio di palma, il mais, la gomma e altri prodotti del legno, tra cui il carbone di legna e la carta stampata. E’ da chiarire come la gomma e il mais fossero stati inclusi anche nella valutazione d’impatto alla base della proposta di regolamento, ma non nel testo finale pubblicato dalla Commissione. L’inclusione della gomma è stata ampiamente spinta dalla società civile, in quanto le sue piantagioni sono tra i principali driver della deforestazione, soprattutto nel Sud-est asiatico e nell’Africa sub-sahariana. Per quanto riguarda il mais, poiché viene spesso coltivato tra un raccolto di soia e l’altro/in alternanza alla soia, sono emerse critiche secondo cui i produttori di aree non conformi al regolamento potrebbero reagire dirottando il commercio della soia dall’Europa verso la Cina (che finora non impone restrizioni per i prodotti legati alla deforestazione), mentre il mais potrebbe ancora essere prodotto sugli stessi terreni e venduto al mercato dell’UE. In questo senso, l’inclusione del mais andrebbe a costituire un rafforzamento ai requisiti richiesti ai produttori di soia.

Chapada dos Veadeiros (Goiás, Brazil) 2020, by Helena Leonel Ferreira
  • Le foreste e gli altri ecosistemi

Un altro aspetto oggetto di ampia discussione riguarda il focus esclusivo della proposta di regolamento sulle foreste (utilizzando la definizione della FAO), che potrebbe aumentare la pressione su altri ecosistemi non forestali, come il Cerrado e il Gran Chaco in Sud America. Questa lacuna è stata parzialmente colmata nel rapporto ENVI, chiarendo come la definizione di deforestazione, riguarda sia la la conversione delle foreste, sia la conversione  di “altri terreni boschivi” ad uso agricolo o a foreste di piantagione. Le “altre superfici boschive” si distinguono dalle “foreste” per avere una copertura della chioma compresa tra il 5 e il 10% (anziché superiore al 10%) e/o una copertura combinata di arbusti, cespugli e alberi superiore al 10%. Secondo un documento di sintesi sulla proposta della Commissione europea, firmato da 34 tra le più importanti organizzazioni della società civile brasiliana, limitare il campo di applicazione del regolamento agli ecosistemi forestali metterebbe a rischio ampie aree di altri biomi brasiliani: il 75% del Cerrado, l’89% del Caatinga, il 76% del Pantanal e il 74% della Pampa.

Sebbene la definizione di “altre terre boschive” lasci ancora scoperti alcuni ecosistemi, come le praterie e le zone umide, i recenti emendamenti parlamentari costituiscono un grande passo avanti. Uno, in particolare, prevede che un anno dopo l’entrata in vigore del regolamento venga effettuata una valutazione d’impatto per estendere eventualmente il suo campo di applicazione ad altri ecosistemi naturali. La stessa valutazione esaminerà anche la necessità e fattibilità di estendere ulteriormente il campo di applicazione ad altri prodotti e materie prime, come la canna da zucchero, l’etanolo e i prodotti minerari. Nello stesso report, anche la definizione di “degrado forestale” viene sostituita con “degrado delle foreste e di altri ecosistemi naturali”, molto più esaustiva su ciò che può essere considerato degrado. Tuttavia,  restano ancora da definire, sulla base di dati scientifici, quali saranno gli indicatori e le soglie che saranno utilizzati per determinare o meno una situazione di degrado.

  • Diritti umani

Per rispondere a un’altra delle principali critiche mosse alle precedenti versioni del regolamento, il Parlamento, adottando il rapporto ENVI, ha inserito tra gli emendamenti anche il requisito del rispetto dei diritti umani riconosciuti a livello internazionale. La nuova definizione di “prodotti non conformi” va oltre i requisiti di produzione previsti dalla legislazione del paese produttore e conferisce una maggiore tutela dei diritti umani. La nuova definizione richiede la conformità a tutte le “leggi e gli standard pertinenti, compresi quelli sui diritti delle popolazioni indigene, sui diritti di proprietà delle comunità locali e sul diritto al consenso libero, preventivo e informato” (FPIC). La definizione di “leggi e norme pertinenti” si riferisce alla Dichiarazione delle Nazioni Unite sui diritti dei popoli indigeni, al Forum permanente delle Nazioni Unite sulle questioni indigene e alla Convenzione sui diritti dei popoli indigeni e tribali (n. 169, 1989).

Inoltre, sono stati sollevati molti dubbi sulle conseguenze che il nuovo regolamento, nella versione della proposta della Commissione, potrebbe avere sui piccoli agricoltori. Il testo del Parlamento prosegue sulla linea più “ambientalista” includendo l’obbligo per gli operatori di “impegnarsi in modo significativo con le parti interessate vulnerabili” nella loro catena di approvvigionamento, compresi i piccoli agricoltori, le popolazioni indigene e le comunità locali. L’obiettivo è duplice: da un lato, garantire che ricevano un’assistenza adeguata e un’equa remunerazione per conformarsi alle norme, dall’altro che i costi di attuazione siano bilanciati tra gli attori della filiera.

  • Le istituzioni finanziarie

Un altro punto di forza del testo del Parlamento è l’inclusione delle istituzioni finanziarie con sede o operanti nell’UE. A queste ultime viene richiesto di garantire, tramite due diligence,  che non vi siano prodotti o attività legati alla deforestazione in tutti i titoli in cui investono o nelle attività che finanziano. 

Rimangono aperti ancora alcuni punti critici, ad esempio lo sviluppo del cosiddetto benchmarking dei Paesi terzi (la suddivisione dei paesi in basso, standard e alto rischio di deforestazione), la definizione dei criteri oggettivi e scientifici e delle procedure e tempistiche che la Commissione intende adottare. Manca inoltre chiarezza riguardo i mezzi e le risorse per un’attuazione concreta ed equa del regolamento nei vari Stati membri dell’UE. Ciononostante, la versione approvata dal Parlamento rappresenta un importante passo avanti verso la protezione delle foreste del mondo e un passo significativo per l’Europa nel tentativo di ridurre l’impatto dei suoi consumi sugli ecosistemi tropicali, difendere biodiversità, il clima e popoli indigeni.

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