Tutti i principali temi trattati alla 16° Conferenza sulla Biodiversità e le riflessioni emerse dal team di Etifor
Dal 21 ottobre al 1º novembre 2024 si è tenuta a Cali, in Colombia, la 16ª Conferenza delle Parti per la Diversità Biologica (COP16) che mirava a essere “La COP delle Persone” e “La COP dell’Azione”. Avrà raggiunto il suo obiettivo? Quali risultati sono stati raggiunti in questa COP16?
Scopriamoli insieme ai cinque delegati di Etifor che hanno partecipato a questo importante incontro internazionale.
La COP16 sulla biodiversità si è conclusa poco prima dell’attuale COP29 sul clima, in corso a Baku. I risultati del vertice colombiano possono aiutarci a comprendere meglio gli esiti che raggiungerà la conferenza sul clima.
Highlights della COP16
La COP delle persone
Con la divisione dell’evento in due zone – la Blue Zone per i delegati e la Green Zone per il pubblico – la COP16 ha riunito politici, società civile e cittadini comuni, specialmente dall’America Latina. Si è registrata una partecipazione record, con circa 23.000 delegati, inclusi 3.000 rappresentanti dei settori aziendale e finanziario—quasi il triplo rispetto alla COP15; e circa 800.000 visitatori totali. Questo formato ha messo in luce due prospettive: i rappresentanti politici e del mondo imprenditoriale si sono concentrati su soluzioni finanziarie e tecnologiche, mentre le comunità locali hanno espresso la loro preoccupazione per l’impatto delle politiche tradizionali sulle loro vite.
Gap finanziario: finanziamenti inadeguati
Sul fronte del coinvolgimento, la COP16 può considerarsi più che sufficiente, ma sul piano dell’azione, in particolare finanziaria, non sono stati raggiunti risultati soddisfacenti. L’obiettivo della COP16 era l’implementazione del Montreal-Kunming Global Biodiversity Framwork, il piano per intervenire sulla distruzione degli ecosistemi entro il 2030. Per raggiungerlo, però, è stato stimato un gap finanziario tra i 200 e i 700 miliardi di dollari all’anno.
Ma non solo, la COP16 ha evidenziato una mancanza di 4,6 miliardi di dollari per raggiungere l’obiettivo di 20 miliardi di dollari entro il 2025 stabiliti nel Global Biodiversity Framework. Per colmare questo divario, è necessaria un’azione nazionale più forte che dia priorità alla biodiversità in tutte le politiche e i settori, responsabilizzando sia il settore pubblico che quello privato.
Il modo in cui le risorse economiche e finanziarie vengono allocate è un indicatore significativo della volontà di paesi e aziende di affrontare una determinata questione. Ad esempio, ogni anno vengono investiti 20 miliardi di dollari in attività sostenibili, mentre 7 trilioni di dollari finanziano iniziative che danneggiano gli ecosistemi. In più, solo il 2% dei fondi climatici è destinato alla biodiversità. Una domanda dovrebbe sorgerci spontanea: a cosa stiamo dando priorità?
Rappresentanza delle Comunità Indigene
Un traguardo chiave è stata la creazione di un organismo permanente per rappresentare le comunità indigene nell’ambito della convenzione sulla biodiversità dell’ONU. Questo organo dovrebbe garantire un maggiore peso alle popolazioni indigene nelle decisioni, favorendo il riconoscimento dei diritti di proprietà dei terreni indigeni e la destinazione di risorse economiche. In questo modo, chi vive maggiormente in simbiosi con l’ecosistema naturale, avrà l’opportunità di prendersene cura.
Il Fondo Cali per le Informazioni di Sequenza Digitale (DSI)
Un altro importante traguardo è stato il lancio del “Fondo Cali,” che mira a favorire una equa redistribuzione dei benefici e dei profitti derivanti dall’uso delle informazioni sul sequenziamento digitale (Digital Sequence Information, DSI) delle risorse genetiche. In poche parole, chi fa profitti grazie alle proprietà specifiche di piante e animali dovrà restituire una parte dei propri ricavi per sostenere la tutela della biodiversità.
Il fondo raccoglie contributi dalle industrie che traggono vantaggi commerciali dall’utilizzo delle DSI, come l’industria farmaceutica e cosmetica. La partecipazione al fondo non è obbligatoria e si rivolge alle aziende che superano almeno due delle tre soglie previste: attività totali di almeno 20 milioni di dollari; vendite di 50 milioni di dollari; profitti di 5 milioni di dollari, calcolate sulla media dei tre anni precedenti. Queste aziende dovrebbero contribuire al fondo globale con l’1% dei loro profitti o con lo 0,1% delle loro entrate, come percentuale indicativa.
L’obiettivo del Fondo Cali è quello di redistribuire le risorse economiche a favore della natura e quello di rendere accessibili le informazioni delle DSI, promuovendo una scienza aperta.
Aggiornamento del Tropical Forest Forever Facility (TFFF)
Sul fronte degli strumenti finanziari innovativi, è rilevante l’aggiornamento presentato dal Brasile rispetto al Tropical Forest Forever Facility (TFFF), un fondo che mira a mobilitare 125 miliardi di dollari da nazioni e investitori, con un ritorno sull’investimento in 20 anni. La novità di questo fondo è che destina parte delle proprie risorse – 4 miliardi di dollari all’anno derivanti dalla rendita – direttamente alla natura, finanziando i paesi tropicali per proteggere le loro foreste. Il TFFF sarà lanciato ufficialmente alla COP30.
Primo Bond per la Biodiversità in America Latina
IDB Invest e BBVA Colombia hanno lanciato il primo bond per la biodiversità in America Latina, del valore di 70 milioni di dollari. Incentrato esclusivamente su progetti per la biodiversità in America Latina e nei Caraibi, il bond è strutturato in due tranche: una fino a 35 milioni di dollari sottoscritta da IDB Invest e un’altra fino a 35 milioni di dollari sottoscritta dalla International Finance Corporation. I proventi sosterranno progetti mirati a combattere la perdita di biodiversità in Colombia. Questo bond riflette il crescente interesse verso strumenti finanziari incentrati sulla conservazione.
Tutela della biodiversità marina nelle acque internazionali
Durante la COP16 è stato annunciato l’impegno di raccogliere 51,7 milioni di dollari per creare aree marine protette nelle acque internazionali, contribuendo a preservare questi ecosistemi fortemente degradati. In questo caso, le fondazioni e le istituzioni filantropiche hanno avuto un ruolo fondamentale.
Assenza del Settore Agroalimentare e Forestale
Sebbene i settori finanziario e tecnologico abbiano dimostrato un forte impegno, o almeno una presenza significativa, l’agricoltura e la silvicoltura sono state invece notevolmente assenti, nonostante il loro impatto diretto sulla biodiversità.
Cosa si potrebbe migliorare?
Conservazione pura vs Biodiversità funzionale
La maggior parte delle discussioni della COP16 si è concentrata sulla creazione di progetti che si basano finanziariamente solo sugli esiti legati alla biodiversità; ad esempio i progetti che generano reddito dalla vendita di crediti di biodiversità o compensazioni. In questi casi, non è inusuale sentir parlare della così detta “recinzione delle aree”.
Nonostante ci possano essere degli aspetti positivi rispetto a questo approccio, in Etifor, crediamo che un’area naturale possa essere gestita in modo sostenibile (anche in termini finanziari) solo se si riesce a catturare la maggior parte dei suoi valori. Per quanto riguarda la biodiversità, dovremmo puntare a una gestione integrata che crei il giusto equilibrio tra conservazione della biodiversità, acqua, carbonio, energia, produzione alimentare e bioeconomia. La biodiversità non è confinata esclusivamente nelle riserve naturali; per questo qualsiasi progetto dovrebbe adottare un approccio ecosistemico e valorizzare i benefici della natura.
Un approccio integrato garantisce che le azioni e i progetti siano sostenibili, generando un impatto duraturo. È su queste basi che abbiamo sviluppato LUCAS. Questa metodologia scientifica supporta le aziende nella comprensione delle proprie dipendenze dalla natura e dei rischi associati, aiutandole a gestirli in modo integrato per diventare nature-positive.
Crediti di biodiversità: sì, se necessario, ma non da soli
Una tonnellata di CO₂ emessa oggi in Europa, in due giorni, si disperderebbe in tutto il mondo. In questo caso, i meccanismi del mercato del carbonio internazionale spesso hanno senso. Per la biodiversità e l’acqua, però, non è così. Un ettaro di ecosistema impattato in un certo bioma dovrebbe essere ridotto e ripristinato nello stesso bioma (like-for-like). Lo stesso vale per l’acqua, a livello di bacino idrico (water shared challenge).
Pertanto, per biodiversità (e acqua), non possiamo applicare le logiche delle emissioni GHG perché la filiera di mercato potrebbe essere molto corta. Se la filiera è corta, potremmo evitare la creazione di mercati internazionali, che comporterebbero una sovra-finanziarizzazione, costi di transazione aumentati e una scarsa condivisione dei benefici. In una situazione del genere, potremmo preferire impatti sulla biodiversità a livello locale (sempre certificati da terzi indipendenti).
Tuttavia, se dobbiamo operare su larga scala o lungo le catene di approvvigionamento internazionali, dovremmo consentire la partecipazione degli investitori: in questo caso la rivendita è obbligatoria, quindi potremmo aver bisogno di strumenti di mercato come i crediti di biodiversità.
In ogni caso, si dovrebbe evitare un progetto che dipenda unicamente dal reddito da crediti di biodiversità. Dovremmo puntare a gestire la complessità della natura, piuttosto che cercare di semplificarla.
Alla base di tutto: il Global Biodiversity Framework
Come abbiamo scritto in apertura, la COP16 di Cali è stata denominata “La COP dell’azione” perché l’obiettivo era concretizzare ciò che, nella precedente Conferenza delle Parti, era stato teorizzato: il Global Biodiversity Framework. Tutelare la natura e la biodiversità è essenziale per la salute umana e per tutti i settori economici, i quali dipendono direttamente o indirettamente dagli ecosistemi terrestri e marini. Il Global Biodiversity Framework, approvato durante la COP15 di Kunming-Montreal, ha impegnato 190 Paesi in tal senso, fissando l’obiettivo di proteggere almeno il 30% delle terre, degli oceani, delle zone costiere e delle acque del pianeta, arrestando e invertendo la perdita di biodiversità.
Per quanto riguarda le attività di Etifor, abbiamo partecipato alla COP16 di Cali portando la nostra competenza in due aree specifiche e contribuendo a sette target:
Ruolo del settore privato
- Target 15: Integrare misure legali, amministrative o politiche all’interno delle istituzioni commerciali e finanziarie.
- Target 19: Aumentare in modo sostanziale e progressivo il livello di risorse finanziarie.
Ripristino, conservazione e sostenibilità
- Target 2: Ripristino degli ecosistemi degradati.
- Target 3: Protezione e conservazione delle aree.
- Target 8: Minimizzare gli impatti del cambiamento climatico.
- Target 10: Gestione sostenibile dell’agricoltura, dell’acquacoltura, della pesca e delle foreste.
- Target 11: Ripristinare, mantenere e migliorare il contributo della natura all’uomo, comprese le funzioni e i servizi ecosistemici.
Ne abbiamo parlato durante la settimana SRI.
Conclusione
Nonostante il ruolo centrale che l’industria agroalimentare e forestale ha in termini di impatti e potenziali soluzioni per la perdita di biodiversità, la loro partecipazione alla COP16 è stata limitata. In contrasto, il settore finanziario ha avuto una buona rappresentanza, con un’agenda specifica sostenuta da iniziative come l’IDFB e il Dutch Government Partnership for Biodiversity Accounting Financials (PBAF). Anche il settore tecnologico ha presentato soluzioni scalabili per il monitoraggio e la mappatura della biodiversità.
La natura è complessa e diversificata a livello locale; servono soluzioni che integrino il sapere locale con un uso multifunzionale delle risorse, garantendo flussi di reddito compatibili con una visione a lungo termine e meccanismi di condivisione dei benefici. Solo così potremo assicurare una gestione sostenibile che rispetti le specificità locali e promuova una reale conservazione della biodiversità.
Eventi di Etifor alla COP16
Durante tutto l’evento i nostri delegati sono stati impegnati come speaker in diversi panel, eventi e workshop. Se siete curiosi e curiose, lì trovate elencati qua sotto:
- Co-creating a Nature-Positive Economy: From Theory to Practice
Durante questa sessione, Etifor ha esplorato gli obiettivi del Global Biodiversity Framework (GBF) che promuovono l’integrazione della conservazione della natura nello sviluppo economico (obiettivi 14, 15, 18 e 19). Il messaggio chiave è stato che la transizione verso un’economia positiva per la natura è essenziale per raggiungere gli obiettivi globali di biodiversità. La sessione ha analizzato le principali sfide e gli incentivi necessari per rendere possibile questo cambiamento.
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Organizzatori: Etifor | Valuing Nature, supported by the University of Oxford, ICLEI Colombia, and the Connecting Nature Business Platform, as part of the Horizon Europe project “GoNaturePositive!”
- Biodiversity and the Private Sector in Italy: Trends, Policies, and Financial Instruments
Durante questo evento sono stati presentati i risultati del report redatto da Etifor che esplora le relazioni tra biodiversità e il settore privato in Italia.
- The value of Ecosystem Services & Aligning Private Finance with Nature
- Unlocking Investment for GBF T19c: Blended Finance for Nature with a Landscape Approach
- Connecting Biodiversity and Finance through Ecosystem Services – Building the future of Environmental decision making
- Unlocking Investment for GBF T19c: Blended Finance for Nature with a Landscape Approach
- The value of Ecosystem Services & Aligning Private Finance with Nature
- Concept Note: From assessments to influencing decisions @ Business Sprint COP16