Il suolo è una risorsa vitale, limitata e insostituibile con un ruolo fondamentale per l’economia, la società e l’ambiente. Vediamo insieme tutti i principali temi trattati alla COP16 sul suolo e desertificazione.
Ogni anno, allevamento intensivo, agricoltura, urbanizzazione e cementificazione degradano il suolo a livello globale, con perdite equivalenti a una superficie grande quanto il Brasile. Anche l’Italia è colpita: secondo l’ultimo report ISPRA, nel 2023 ben 72,5 km² sono stati coperti dal cemento, a fronte del ripristino di appena 8 km² di aree naturali. È come se cementificassimo una superficie pari a diecimila campi da calcio.
Alla luce di questi dati e dell’allarme dei centri di ricerca, sembra quasi un controsenso che si parli molto poco della Conferenza delle Parti della Convenzione ONU sulla desertificazione, in corso a Riyad fino al 13 dicembre. Dopo i vertici su biodiversità e clima, la COP16 sul suolo completa la triade degli incontri chiave del 2024, ma senza la stessa copertura mediatica e politica delle due precedenti, dimostrando uno scarso interesse verso questo importantissimo ecosistema
Suolo: perché dovrebbe interessarci di più?
Il suolo è una risorsa vitale, limitata e insostituibile, che rappresenta l’interfaccia tra terra, aria e acqua e ospita gran parte della biosfera. Un suolo sano è fondamentale per l’economia, la società e l’ambiente: aumenta la resilienza ai cambiamenti climatici e agli eventi estremi, limitando frane e alluvioni; garantisce servizi ecosistemici cruciali, come la produzione di cibo e materie prime, favorendone la loro diversificazione (è proprio grazie a questa diversificazione che possiamo vantare una delle cucine più varie del mondo!).
Non prendersi cura del suolo danneggia l’ambiente ma anche la nostra economia. Ad esempio, solo nel nostro paese si stima che la perdita di servizi ecosistemici dovuta alla degradazione del suolo comporti una perdita economica annua compresa tra 7 e 9 miliardi di euro, e una perdita di capitale naturale stimata tra i 19 e 25 miliardi di euro per il periodo 2006-2023.
In collaborazione con il FAI-Fondo per l’ambiente italiano, il nostro CEO Alessandro Leonardi è intervenuto per spiegare quali sono i benefici ambientali garantiti dal suolo e perché oltre ad evitare il consumo di suolo, è altrettanto essenziale curarlo e gestirlo.
Prati e pascoli: un esempio virtuoso di tutela del suolo
Tra i settori responsabili della degradazione del suolo troviamo le pratiche agricole intensive che impoveriscono il suolo con l’uso di fertilizzanti e pesticidi, impattando anche sulla biodiversità del territorio e sulla salute delle persone. Una soluzione è l’utilizzo di prati e pascoli, ecosistemi seminaturali che non necessitano di arature e preservando l’integrità del suolo. Un esempio è l’azienda agricola VerdeRosa Farm.
Per salvaguardare il suolo è necessario un cambiamento culturale profondo che lo riconosca come un ecosistema da tutelare, non una risorsa da sfruttare. Come Etifor, lavoriamo proprio con aziende e organizzazioni pubbliche per realizzare progetti sul territorio che mettano la natura al centro delle decisioni. Ma vediamo ora cosa sta accadendo a livello internazionale.
COP16 desertificazione: i temi dei negoziati internazionali
Ora che abbiamo capito meglio il ruolo del suolo, vediamo insieme i temi che si stanno discutendo a livello internazionale nella Conferenza ONU sulla desertificazione.
Approccio dualista: negoziazione e azione
Come per la biodiversità e i cambiamenti climatici, il successo della COP16 dipenderà dalla capacità di tradurre gli impegni in azioni concrete. La prima grande novità di questa COP dedicata al suolo riguarda l’adozione di un approccio duale, basato su negoziazione e azione. La fase di negoziazione si concentra sulle dichiarazioni politiche volte a migliorare la gestione del suolo e affrontare la siccità, mentre la fase di azione è orientata verso interventi concreti per proteggere e rigenerare il suolo. Con questo approccio, a Riyad si punta a facilitare la concretizzazione delle soluzioni proposte. Vediamo se funzionerà!
Finanziamenti: promozione di iniziative congiunte
Anche per il suolo, l’attenzione dei negoziati è rivolta principalmente all’impegno finanziario dei Paesi sviluppati. Tuttavia, rispetto alla COP16 sulla biodiversità e alla COP29 sui cambiamenti climatici, manca ancora una chiara definizione di obiettivi vincolanti e di risorse finanziarie adeguate, lasciando i negoziati ancorati a dichiarazioni volontarie.
Di conseguenza, ci si aspetta un dialogo per promuovere iniziative congiunte volte ad accelerare la rigenerazione dei suoli entro il 2030, con l’obiettivo di riqualificare almeno un miliardo di ettari. Le soluzioni discusse mireranno a migliorare la preparazione, la risposta e la resilienza alla siccità; garantire che la terra continui a offrire soluzioni basate sulla natura per il clima e la biodiversità; e aumentare la resilienza alle crescenti tempeste di sabbia e polvere.
Sicurezza fondiaria e popolazioni indigene
Uno dei temi centrali della conferenza riguarda il ruolo delle popolazioni indigene nella tutela della biodiversità e del suolo. A Cali, uno dei principali risultati è stata l’istituzione di un organismo permanente per rappresentare le comunità indigene e garantirne la partecipazione attiva nei negoziati.
In questo contesto, invece, il focus principale è la tutela e la garanzia dei diritti fondiari per le popolazioni indigene, al fine di prevenire e ridurre il fenomeno del land grabbing.
Il land grabbing, o accaparramento delle terre, si verifica quando vaste aree di terra considerate “inutilizzate” vengono vendute a terzi, come aziende o governi stranieri, senza il consenso delle comunità locali che da anni le abitano o le utilizzano per coltivare e produrre cibo. Rafforzare i diritti fondiari è fondamentale per garantire un uso sostenibile delle terre, poiché tali diritti determinano se, e in che modo, le comunità possono utilizzare, controllare e gestire risorse come terra, foreste e pesca.
Sussidi agricoli mal progettati
Quando parliamo di suolo, è inevitabile soffermarsi sull’agricoltura. L’agricoltura intensiva è responsabile dell’80% della deforestazione globale e del 70% dell’utilizzo di acqua dolce. Nei negoziati della COP16 verrà affrontato il tema dei sussidi agricoli mal progettati, che attualmente incentivano pratiche agricole dannose. Si stima che tali sussidi superino i 500 miliardi di dollari all’anno, riaccendendo il dibattito sull’allocazione delle risorse finanziarie.
La COP16 punterà a ridurre questi incentivi per promuovere investimenti sostenibili, nonostante le probabili opposizioni da parte di multinazionali e fondi d’investimento coinvolti nel land grabbing.
Perché tutta questa attenzione alla desertificazione?
A Riyad, durante i primi giorni della COP, è stato presentato il World Drought Atlas, un report che contiene i dati mondiali rispetto al fenomeno della desertificazione e il suo intensificarsi a causa dalla crisi climatica. Se le tendenze attuali continuano, il 90% dei terreni potrebbe essere degradato entro il 2050.
Già oltre 3,2 miliardi di persone in tutto il mondo sono colpite dal degrado del suolo. La siccità ha infatti impatti profondi su diversi settori: riduce la produzione agricola, aggravata da irrigazione inefficiente e colture ad alta intensità idrica. Compromette la quantità e qualità dell’acqua, causando carenze, inquinamento e crisi delle falde acquifere. Colpisce l’energia idroelettrica, spingendo verso fonti fossili con impatti climatici negativi. Infine, danneggia gli ecosistemi, causando perdita di biodiversità, alterazioni nel ciclo del carbonio e riduzione dei servizi ecosistemici essenziali per il benessere umano e ambientale.
La desertificazione è un fenomeno complesso, aggravato da diversi fattori:
- Aumento dell’evapotraspirazione: l’aumento delle temperature globali porta a una maggiore evaporazione dell’acqua dal suolo e dalla vegetazione, riducendo l’umidità disponibile
- Riduzione delle precipitazioni: i cambiamenti climatici possono alterare i modelli di precipitazione, portando a periodi prolungati di scarse precipitazioni in alcune regioni
- Aumento della domanda di acqua: la crescita della popolazione, l’urbanizzazione e l’intensificazione delle attività agricole e industriali aumentano la pressione sulle risorse idriche, aggravando la scarsità durante i periodi di siccità.
- Gestione non sostenibile delle risorse idriche: l’eccessivo prelievo di acqua da fiumi, laghi e falde acquifere, l’uso di metodi di irrigazione inefficienti e la mancanza di infrastrutture idriche adeguate possono esacerbare gli effetti della siccità.
- Degrado del suolo e deforestazione: la perdita di copertura vegetale, dovuta alla deforestazione e al degrado del suolo, riduce la capacità del terreno di trattenere l’acqua, aumentando il rischio di siccità.
- Fenomeni climatici come El Niño: eventi climatici come El Niño possono influenzare i modelli di precipitazione e temperatura, contribuendo a periodi di siccità in alcune regioni del mondo.