La CURA dell’ACQUA: “il modello è replicabile in tutto il Paese”

Gli abitanti di 15 comuni hanno avviato un percorso virtuoso di salvaguardia delle fonti, di potenziamento della raccolta di rifiuti lungo il fiume e di valorizzazione della ciclovia

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Il fiume Brenta è uno dei più importanti corsi d’acqua del Veneto.

Il Brenta, o “La Brenta”, come viene chiamato nei primi chilometri di corso, nasce in Trentino, tra i laghi di Caldonazzo e di Levico. Percorre le province di Trento, Vicenza, Padova e Venezia e sfocia nel mare Adriatico. Gode di storia millenaria, ne è stato modificato più volte il percorso originario. E’ stato oggetto di vicissitudini ingegneristiche durante tutta la Repubblica Serenissima e teatro di alluvioni spettacolari.

La CURA dell’ACQUA: “il modello è replicabile in tutto il Paese”

Nel secolo scorso, nelle falde di tutta la pianura padana l’acqua potabile abbondava. L’acqua, soprattutto dal Brenta, è stata prelevata e trasportata nelle case tramite la rete idrica. Ma lo sviluppo industriale e agricolo hanno provocato un forte inquinamento aggravato dalla crisi climatica e dall’aumento della popolazione. Ciò ha comportato il danneggiamento delle fonti di acqua potabile all’origine.

Sono emersi infatti, nel tempo, problemi legati alla necessità di prendersi cura dell’ambiente e delle aree che filtrano, proteggono e producono l’acqua potabile: falde acquifere, aree umide, sorgenti, fiumi, e foreste. La mancanza in passato di un piano di gestione integrato ha comportato inoltre l’aggravarsi delle problematiche ambientali e gestionali.

Oggi il Brenta è un punto di riferimento fondamentale per l’approvvigionamento idrico, ma non solo, del popolo veneto.

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L’area fluviale del medio Brenta, la sezione per cui che va da Bassano del Grappa a Padova, è riconosciuta a livello europeo e inserita all’interno della Rete Natura 2000. Si parla di un bacino che serve circa 1,5 milioni di persone. Oltre ad essere una delle principali fonti di acqua potabile della regione, è un sito ambientale di grande importanza naturalistica e turistico-ricreativa.

Credits: parcofiumebrenta.it

# Parco Fiume brenta: il Progetto

Nell’area del Medio Brenta, gli abitanti di 15 comuni hanno avviato un percorso virtuoso di salvaguardia delle fonti, di potenziamento della raccolta di rifiuti lungo il fiume e di valorizzazione della ciclovia. Così facendo, hanno aderito e dato vita a un nuovo modello, attualmente unico in Italia, di cura del patrimonio naturale: il Parco Fiume Brenta.

Parco Fiume Brenta è promosso da Etifor, Etra, Veneto Acque, il Consiglio di Bacino Brenta, il Comune di Carmignano di Brenta, Veneto Agricoltura e l’Università di Padova.

Partner co-finanziatore, LIFE Brenta 2030. Ad occuparsi dello sviluppo, degli aspetti normativi e della promozione di un cambio culturale all’interno degli enti è Etifor, spin-off dell’Università di Padova, impegnato da anni su scala internazionale nella gestione e valorizzazione del patrimonio naturale.

# Life Brenta 2030

Il progetto LIFE Brenta 2030 propone una modalità economico-sociale pionieristica tutta italiana. Il Progetto prevede una partecipazione “dal basso”, coinvolgendo direttamente i cittadini dei comuni interessati. Ne parla L’ad di Etifor, Alessandro Leonardi: “In Italia solo una piccolissima percentuale del fatturato del settore idrico viene reinvestita sull’ambiente e per la protezione delle fonti. Questo, con forte ritardo rispetto alla Direttiva Acque dell’Ue, che ci chiede di farlo dal 2006. Parco Fiume Brenta nasce in risposta a queste esigenze ed entra nel vivo nel 2021 con il coinvolgimento dei cittadini e con un network di amministrazioni locali, aziende e agricoltori che rappresenta un esempio di cooperazione territoriale piuttosto raro”.

Oggi la legge permette di destinare una piccola parte della tariffa idrica come contributo diretto alla salvaguardia delle fonti. Questo consente ai cittadini di mitigare e compensare gli impatti.

# Bere acqua del rubinetto e adottare un albero

Credits: etifor.com

Secondo quando delibera lo staff di Life Brenta 2030, “bere dal rubinetto diventa così un atto doppiamente responsabile: non si producono rifiuti di plastica e ci si prende cura del territorio”. Non solo, i cittadini possono partecipare anche in maniera più attiva al miglioramento dell’intero ecosistema adottando uno o più alberi dal portale per le riforestazioni in crowdfunding wownature.eu. Questo consente di scegliere tra 19 specie autoctone, selezionate dal team di Etifor, in grado di ripristinare la biodiversità e di filtrare al meglio l’acqua nelle falde.

I cittadini dei comuni co-finanziatori potranno inoltre usufruire gratuitamente di:

  • percorsi di educazione ambientale per le scuole elementari e medie
  • attività per migliorare la sostenibilità delle aziende agricole all’interno dell’area
  • partecipazione alle giornate ecologiche di raccolta rifiuti
  • un presidio ambientale integrato lungo l’asta del fiume che permetterà di rendere le aree più pulite e sicure per tutti

# Etifor: “il modello è replicabile in tutto il nostro Paese”

Questo modello, in un Paese come il nostro caratterizzato dall’enorme quantità di bacini idrici naturali, è replicabile in qualsiasi territorio. Questo sarà possibile se si innesca un cambiamento culturale nelle istituzioni e negli enti che fanno parte di questa filiera. L’impegno di Etifor, oltre a concretizzarsi sul campo, si muove anche in questa direzione.

Credits: parcofiumebrenta.it, greenport.it

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Lucio Bardelle

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Lucio Bardelle
Nasco a Dolo (VE) nel 1979. Padre padovano, mamma vicentina, cresco nella terraferma veneziana. Studio Economia a Venezia, poi viaggio, per lavoro e per piacere. Vivo una decina d'anni tra Bologna, Lombardia e Roma, poi torno a Venezia. Sono appassionato di musica rock, suono la chitarra e il basso. Scrivo per una associazione locale a sostegno del cittadino (Oltre il muro), creata da Pietro, uno dei miei migliori amici, infortunatosi 15 anni fa durante una partita di calcio.