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È tempo di Veganuary, l’alimentazione veg che aiuta animali e ambiente

È tempo di Veganuary, l’alimentazione veg che aiuta animali e ambiente

(a cura di Chiara Caprio, responsabile della Comunicazione e dei Programmi di Animal Equality Italia)

Ridurre il consumo di alimenti di origine animale per tutto il mese di gennaio: la proposta di Veganuary, organizzazione no-profit britannica, coinvolge ogni anno centinaia di migliaia di persone in tutto il mondo che accettano la sfida di scoprire il mondo plant-based. 

Nel 2021, più di 580.000 persone hanno sperimentato una dieta vegetale partecipando a Veganuary, migliaia anche in Italia. Il 46% lo ha fatto pensando agli animali, il 22% per la salute e il 21% per l'ambiente. Un risultato che dimostra il crescente interesse per un’alimentazione che non è sinonimo di privazione, ma che permette anzi di ampliare e diversificare ulteriormente la propria dieta. 

La piattaforma di Veganuary, completamente gratuita, mette in connessione per 31 giorni neofiti e curiosi dell’alimentazione 100% vegetale offrendo consigli quotidiani a chi si iscrive al progetto e suggerendo come approcciarsi per la la prima volta a questo tipo di dieta. Non manca il supporto psicologico a quella che può rivelarsi la scoperta di un nuovo modo di stare a tavola e prendersi cura della propria salute.

Mentre nell’ultimo anno secondo i dati dell'Istituto di Servizi per il Mercato Agro Alimentare (Ismea) il consumo di carne bovina è diminuito, l’interesse degli italiani per un’alimentazione vegetale si attesta a un livello piuttosto positivo. Lo sostiene la ricerca condotta da Just Eat e BVA Doxa, secondo cui 2 italiani su 3 dichiarano di aver ridotto i propri consumi di carne e pesce, principalmente per motivi di salute (45%), ma anche per un’attenzione al tema della sostenibilità (28%). Inoltre, il 20% degli intervistati ha dichiarato di aver provato in passato una dieta vegana o vegetariana, mentre circa il 14% si dichiara propenso a seguire una dieta vegana nei prossimi 12 mesi, e la propensione cresce (32%) qualora l’adesione al regime alimentare vegano fosse limitata in un tempo compreso tra i 3 e i 6 mesi.

Le alternative sostenibili ai prodotti di origine animale sono tante e rappresentano un’occasione di agire in modo critico a fronte delle gravi sofferenze perpetrate nei confronti degli animali sfruttati ogni giorno negli allevamenti intensivi. Dalle galline ovaiole allevate in gabbie troppo piccole per permettere loro di muoversi, all’uccisione ingiustificata di milioni di pulcini maschi considerati scarti all’interno della produzione industriale, fino ad arrivare alle gravidanze indotte forzatamente nelle mucche per ricavare quantità di latte superiori rispetto al naturale ciclo produttivo di questi animali, le violenze commesse nei confronti degli animali sono spesso tenute nascoste.

Ridurre il consumo di prodotti di origine animale permette di evitare che milioni di animali coinvolti nella filiera alimentare soffrano, ma rappresenta anche una scelta responsabile nei confronti dell'ambiente. Proprio gli allevamenti, afferma l’Ispra ​​sono la causa del 75% dell’ammoniaca immessa nell’aria in Italia, sostanza che contribuisce in maniera massiccia alla diffusione delle polveri sottili nel nostro Paese. Al contempo, la ricerca di MapBiomas afferma che nel 2020 gli allevamenti intensivi e i macelli industriali siano stati responsabili di oltre l’80% della deforestazione del più grande polmone verde del pianeta, l’Amazzonia. Da sola l’Italia, essendo il primo paese europeo per importazione di carne bovina fresca e surgelata dal Brasile, secondo i calcoli di Etifor ha indotto in media una deforestazione associata al consumo di carne compresa fra i 5.900 e gli 11.153 ettari di terreno all’anno. 

Quale scelta migliore per iniziare l’anno nuovo che provare ad avvicinarsi a un consumo alimentare più attento alla salute personale, al benessere degli animali e a quello del pianeta? 

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