Animal Equality

Brasile, qual è il collegamento tra carne, deforestazione e crisi climatica

Animal Equality ha documentato la sistematica violazione delle norme da parte di tre macelli del Brasile, da cui l’Italia importa tonnellate di carne.

  • Una nuova inchiesta di Animal Equality condotta sotto copertura in tre macelli brasiliani mostra la violazione sistematica delle norme sanitarie e di benessere animale all’interno del paese.
  • All’industria della carne in Brasile è connessa gran parte della deforestazione del territorio.
  • Interrompere i sussidi e le importazioni dai produttori che non sono in grado di assicurare il rispetto degli animali e dell’ambiente può essere il primo passo verso un sistema alimentare più giusto.

Il governo di Jair Bolsonaro non si è mai tirato indietro di fronte alla possibilità di favorire l’industria degli allevamenti e dei macelli industriali, e anche questa volta non ha fatto eccezione. Una nuova inchiesta di Animal Equality condotta sotto copertura in tre macelli certificati a livello municipale e statale mostra la violazione sistematica delle norme sanitarie e di benessere animale in Brasile.

deforestazione in Brasile
Ad oggi il 70% della carne per la produzione di bresaola IGP utilizza materia prima proveniente dal Sudamerica © Animal Equality

Le immagini raccolte in Brasile dal team investigativo di Animal Equality

L’investigazione sotto copertura ha svelato animali trattati con estrema violenza prima e durante il momento della macellazione, in violazione delle norme federali in materia di sanità e igiene e di rispetto del benessere animale durante la fase di abbattimento. In assenza di stordimento adeguato, inoltre, l’inizio del processo di scuoiatura e il taglio delle zampe degli animali avvengono senza la conferma della loro morte. Queste pratiche sono estremamente dolorose e accadono con ricorrenza nei macelli a causa del numero insufficiente di controlli, nonostante le strutture investigate risultino certificate.

Un importante lavoro di lobbying

A tutto questo si aggiunge il contesto in cui viene portato avanti l’allevamento intensivo in Brasile: la deforestazione e l’abuso di animali, ambiente e comunità locali. Ma anche a fronte di queste evidenze, una nuova proposta di legge presentata nel luglio 2021 e votata dal Congresso brasiliano si pone come obiettivo di aumentare le esportazioni di carne senza investire maggiori risorse nei controlli in macelli e allevamenti.

A distanza di un anno, il progetto di legge deve essere ancora votato dal Senato ed Animal Equality e altre organizzazioni per la protezione degli animali, attraverso il loro lavoro di lobbying, sono riuscite ad ottenere il rinvio del voto sul progetto di legge e una nuova audizione pubblica per far sentire anche la voce della società civile brasiliana, sempre più danneggiata delle politiche contro ambiente e animali di Bolsonaro.

deforestazione brasile
L’Italia, secondo i calcoli di Etifor, ha indotto in media una deforestazione associata al consumo di carne compresa fra i 5.900 e gli 11.153 ettari all’anno © Animal Equality

L’allevamento intensivo e la deforestazione in Amazzonia

All’industria della carne in Brasile è connessa gran parte della deforestazione del territorio. Secondo una ricerca di MapBiomas, in Brasile (il più grande esportatore mondiale di carne bovina) gli allevamenti intensivi e i macelli industriali sono responsabili di oltre l’80 per cento della deforestazione e si stima che il 98 per cento degli incendi sia stato appiccato da allevatori di bestiame per disboscare le foreste. Il 99,8 per cento della deforestazione nel 2019 ha mostrato segni di attività illegale.

Al contempo, si stima che negli ultimi decenni siano già stati deforestati il 50 per cento del Cerrado, il 20 per cento dell’Amazzonia e il 17 per cento del Pantanal (vale a dire i principali biomi del Brasile, dati Wwf). A guidare tale processo, come riporta anche Greenpeace, è la produzione di carne in Amazzonia e quella di soia nel Cerrado, causa del 90 per cento della deforestazione totale di queste preziose aree.

Nel 2019, le emissioni di gas serra, che sono in gran parte responsabili del riscaldamento globale, hanno registrato in Brasile il più grande aumento annuale dal 2003: il paese ha immesso nell’atmosfera una quantità di gas equivalente alle emissioni annuali di tutte le 1,4 miliardi di automobili in circolazione sul Pianeta.

L’appello al governo brasiliano

Per contrastare lo sfruttamento e la violenza estrema sugli animali allevati a scopo alimentare in Brasile e proteggere l’ecosistema, Animal Equality chiede di rivedere gli accordi di libero scambio Ue-Mercosur attraverso un appello internazionale indirizzato al governo brasiliano, ai governi nazionali e ai suoi partner commerciali. La richiesta è quella di rendere sempre più vincolanti e stringenti gli accordi che regolano i rapporti tra Unione europea e Brasile, da cui l’Italia importa tra le 25mila e le 30mila tonnellate, quantità che la rendono il primo importatore europeo di carne bovina fresca e surgelata brasiliana.

Secondo l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (Fao) e Eurogroup for Animals (gruppo di pressione con sede a Bruxelles di cui Animal Equality fa parte), l’accordo di libero scambio Ue-Mercosur provoca infatti un impatto negativo sugli animali e sull’ambiente, ma tali effetti possono essere mitigati migliorando il benessere degli animali. In particolare, la preoccupazione espressa da esperti nei settori dell’ambiente e della protezione degli animali, da rappresentanti delle organizzazioni della società civile e del Parlamento europeo, è che la riduzione tariffaria incondizionata per i prodotti animali che l’accordo di libero scambio Ue-Mercosur applicherebbe possa causare l’aumento dell’agricoltura intensiva animale, aumentando ulteriormente la fame nei paesi del Mercosur.

Interrompere tutti i sussidi e le importazioni dai produttori che non sono in grado di dimostrare di approvvigionarsi da allevamenti e macelli in cui non si verificano abusi sugli animali e legati alla distruzione ambientale, verificando l’origine degli animali allevati e le condizioni in cui tali animali sono stati allevati, può essere allora il primo passo verso un sistema alimentare più giusto e rispettoso degli esseri senzienti e del Pianeta.

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